Come
abbiamo visto il coltello integrava l’uomo che viveva a ovest del grande fiume,
e quest’uomo per poter vivere doveva avere un cavallo.
La
maggior parte di questi uomini erano rossi, vi era qualche bianco, poi
anche messicani e mezzo sangue,
i
cavalieri odierni che vivono “l’ovest fantastico” quello dietro casa
hanno anche loro una simbiosi con “il ferrotagliente”, spesso nella
giornata averlo torna utile, non solo per tagliare il pane a colazione o la
pancetta, questi cavalieri prediligono lame fisse, sono più rapide e comode
all’uso rispetto il serramanico, in genere hanno coltelli da caccia, alcuni
nelle alpi occidentali portano al cinturone i Green River, coltelli da scuoio
sconosciuti sulle nostre montagne e che non hanno mai avuto gran diffusione,
era infatti il coltello tipico dei cacciatori nomadi, era il coltello che ogni
donna indiana aveva alla cintura e che usava ininterrottamente lungo la
giornata. Coltello straconosciuto all’epoca della Frontiera e introdotto in
Italia da certo Mauro Ferraris, un tipo che aveva come modello di vita lo
stile degli indiani a cavallo quando vivevano liberi, per usarli doveva averli
e per averli doveva farli, visto che erano sconosciuti.
Molti
hanno un rapporto incredibile col proprio coltello, difficile da comprendere
per persone di vita “normale” in quanto a loro questo non serve se non per
mangiare
*
Era
stata una bella passeggiata tutto sommato, si era presa una gran grandinata la
prima sera, ma i teli tenda erano già piantati e la mattina dopo splendeva il
sole passando dal freddo al caldo. Si era continuato bevendo alle
sorgenti, lavandosi nei torrenti,
Sì,
si era oltre frontiera, il pascolo buono, le montagne splendenti, salendo alla
Rho il sentiero era stato sconvolto dall’alluvione della grandinata dei giorni
precedenti, con le mani e coltelli dieci centimetri di sentiero era tornato
sulla frana, cavalli e cavalieri aspettavano in fila , gli scout facevano
strada, poi uno per uno si passava sull’esposto diventato innocuo e non più
pericoloso alla progressione dei cavalli.
Non
ricordo l’altezza del colle ma era sui 2500m, sul versante francese vi erano
ancora grandi chiazze di neve dura come ferro, al secondo colle di giornata,
sempre sui 2500m il calore era intenso e senz’alito, sul terzo colle un’ora di
marcia dopo il secondo il cielo era diventato scuro, mentre si discendeva la
valle fulmini grandine e tuoni, ma eravamo bassi e non avevamo più sete, le
borracce erano state riempite prima del diluvio.
ps
nella
foto sotto si vede l’inizio dell’immane pietraia di Baldassarre uno dei Re Magi amico
dell’Ak, ma anche gli altri due sono amici benevoli, si noti il coltello alla
cintola del secondo cavaliere, il ferrotagliente è utile nella vita al di là
della frontiera.
Pss
L’Alpitrek
tiene molto all’amicizia dei Re Magi, parla poco e sottovoce quando passa loro
vicino per rispetto e per non disturbarli
***
Il
Machete da sella
Il
machete è indispensabile allo scout, quando è sul terreno l’ha spesso in mano,
i motivi sono molteplici esso serve a garantire la progressione rimuovendo
ostacoli che possono ostruire il sentiero e via dicendo
Gli
scout dell’alpitrek usano esclusivamente machete da canna (da zucchero)
hanno imparato l’uso dai vaqueros del Vecchio Messico che lo sistemano
disinvoltamente tra la sella e la coperta sottosella, sistemazione ingegnosa in
quanto permette di averlo al bisogno pronto alla mano; per poter essere
posizionato in questo modo il machete deve avere caratteristiche precise:
leggero,sottile, flessibile
Leggero
per non pesare sull’amico più del dovuto e per noi stessi quando si usa, quando
si deve tenerlo in mano a lungo si nota la differenza
Sottile
e flessibile per non fiaccare il cavallo
La
lama ha una potenza di taglio strabiliante, se affilata può tagliare netto al
colpo 3 o 4 cm di verde
Sembra
che le lame, di ottimo acciaio armonico, siano fatte a Solingen in Germania ma
commercializzate esclusivamente nell’altro continente
quelli
giusti si trovano in centro o Sudamerica in quanto i machete sui nostri mercati
sono derivati da quelli militari inglesi e americani, di forma diversa, più
spessi, pesanti e rigidi, essi venivano spesso usati come armi, migliaia
di questi machete fabbricati a Sheffield Inghilterra per l’Esercito Reale sono
stati lasciati in Italia dall’XIII Armata Inglese alla fine della guerra è poi
prodotti in serie dagli abili artigiani di Maniago
Caratteristiche
del mio (non sono tutti uguali ma possono cambiare lievemente dimensioni)
Lunghezza
totale 60cm di cui 11cm di manico in bachelite, spessore lama 1mm.
Peso
300gr quindi pochissimo
Curiosità:
il machete è indispensabile per lo scout, quindi nell’esplorazione, può tornar
utile anche alle guide; a quelli che non lasciano mai maneggio non serve a
niente
posizionamento del machete tra feltro e sella
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