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CAPORETTO
di Alessandro Barbero
Editore: Laterza
Lavoro di Ricerca minuzioso tipico di Barbero , già visto in Lepanto,,
è un colpo di bisturi nella storia, vengono evidenziati anche i
capillari, chi è appassionato di storia trova dati e riferimenti, una
delle cose che più mi ha colpito è l’elencazione minuziosa delle
quantità di proiettili che dovevano essere disponibili per il
funzionamento dell’artiglieria e il loro relativo costo, leggendo
questa geniale ricerca si capisce che la guerra è un’impresa
finanziaria svolta tra aziende concorrenti dove il successo arride a
chi ha più risorse ed è meglio organizzato
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AUTUNNO TEDESCO
di Stig Dagerman
Iperborea, 2018 - 159 pagine
Nel 1946 furono molti i cronisti che accorsero in Germania
per raccontare quel che restava del Reich
sconfitto, ma dal coro di voci si distinse quella di uno scrittore
svedese di ventitré anni, narratore anarchico dotato di sensibilità superiore,
inviato dall'Expressen per realizzare una serie di reportage poi raccolti in un
libro che è considerato ancora oggi una lezione di anticonformismo. Mentre le
testate di tutto il mondo offrono il ritratto preconfezionato di un Paese
distrutto, che paga a caro prezzo gli orrori che ha seminato e dal quale si
esige un'abiura convinta, Dagerman, libero da ogni pregiudizio ideologico e
rifiutando di fatto la propaganda democratica vittoriosa, si muove fra le
macerie di Amburgo, Berlino, Colonia, su treni stipati di senzatetto e in
cantine allagate dove ora vivono masse di affamati e disperati, cercando di
capire nel profondo la sofferenza dei vinti. Ne emerge un quadro più complesso di quello che è comodo
figurarsi. Mentre ci si accanisce a cercare nostalgici nazisti, Dagerman si
chiede come può un padre che vede morire il figlio di stenti dichiarare che ora
sta meglio di prima; mentre le potenze occupanti pensano a punire e ad
allestire processi, Dagerman descrive la «messinscena» di una denazificazione
di facciata e la morte spirituale di un Paese che è troppo impegnato a lottare
ogni giorno con la morte, Dagerman scava nelle contraddizioni della Germania
postbellica offrendoci atto di accusa contro la guerre mondiale e la sua bieca
manipolazione, con una riflessione amaramente attuale che solo un Libertario
poteva e può cogliere sul potere, la giustizia e lo Stato.
Alcuni l’hanno preso per giornalista, nulla di più falso,
lui odiava il giornalismo, sue le parole
“IL GIORNALISMO è L’ARTE DI ARRIVARE TROPPO TARDI IL PIÙ IN FRETTA POSSIILE. IO NON LA IMPARERÒ MAI”.
Stig Dagerman era un compagno anarchico con una forte
sensibilità lirica, talmente forte da non poter sopravvivere al ”sistema” gli
istruiti chiamano tragica la sua morte, lui ha preferito suicidarsi nel 1954
piuttosto di vivere così
Non è una lettura per democratici, partigiani, e conformisti
ma solo per poeti e uomini liberi
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L'ANARCHIA SELVAGGIA
di Pierre Clastres
Da dove viene il dominio dell'uomo
sull'uomo? Come si afferma la coercizione politica? Per rispondere a queste
domande cruciali Clastres - smantellando un consolidato pregiudizio
etnocentrico - interroga le società "selvagge", che non considera
affatto degli insiemi sociali primitivi costretti a evolvere nella direzione
della gerarchia e della divisione sociale per accedere alla civiltà. Il tratto
peculiare che emerge dalle sue ricerche e riflessioni è che le società
"selvagge" resistono coscientemente a qualsiasi accumulazione del
potere al proprio interno, proprio per evitare che la disuguaglianza possa
insinuarsi nel corpo sociale. E lo fanno ponendo i propri capi tribali sotto il
segno di un debito verso la comunità che impedisce al loro desiderio di prestigio
di trasformarsi in desiderio di potere. Sono appunto questi capi senza potere
che esprimono compiutamente la filosofia politica del pensiero selvaggio, il
suo essere non senza ma "contro" lo Stato.
Introduzione di Roberto Marchionatti.
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FILM
Sentieri
Selvaggi
Capolavoro di John Ford girato nel 1956 prima che la moda
buonista condizionasse l’ago della bilancia a favore dell’Uomo Rosso,
il titolo originale del film è “ The Searchers “ letteralmente I
Ricercatori, ben tradotto come concetto in Sentieri Selvaggi, ricercatori non
poteva essere un titolo immediato per l’ italia, appropriato avrebbe potuto
essere Scout termine che implica :esplorazione, ricognizione e anche ricerca ma
è un termine che appartiene soprattutto all’Esercito e non si adatta ai coloni
degli insediamenti di frontiera, comunque la parola Scout è evidentemente
consona alla storia ed è stata appioppata nel film al leader guerriero
comanche.
I Comanche sono i protagonisti del film, invisibili, inafferrabili,
evanescenti ma sempre presenti, nel cercare la bambina rapita i due
protagonisti vagano la frontiera per anni e nel farlo la descrivono
rappresentandola abbastanza adeguatamente. Siamo abituati a confini certi,
definiti, ma la frontiera indiana e nel Texas in particolare è indefinita,
spesso a macchia di leopardo, non vi erano segni ma quando la varcavi
l’inquietudine ti prendeva.
Così scorrono coloni, farabutti, messicani, comancheros,
soldati,indiani addomesticati e ovviamente gli “ ostili”, su tutto prevale
l’odio e la rassegnazione, addolcito dall’abile umorismo di Ford; lui o chi per
lui doveva conoscere bene la vita nella comancheria e il terrore suscitato
nella tradizione della luna piena, la “ luna comanche” quella prediletta dai
razziatori.
Sono passati duecento anni e nell’ovest, quest’odio è assopito
ma tangibile, racconta di massacri e violenza, vendette e ritorsioni.
Chi aveva ragione?
Forse nessuno, i Comanche dopo l'acquisizione del cavallo si
erano avventati nelle pianure del sud-ovest spazzando via tutto: spagnoli.
apache, messicani, tonkawa, e a loro volta erano stati preda degli
angloamericani assetati di terra foss’anche desertica.
Hethan rappresenta l’epico colono, che in realtà non era per
niente epico ma solo uno che voleva vivere coltivando una terra non solo ostile
ma che non gli apparteneva nemmeno e quando il suo potere di forza lo permise
stermino i vecchi signori nomadi confinando i superstiti nelle Riserve più o
meno come avevano fatto i Comanche qualche secolo prima.
Mauroferraris
Nota
Il magnifico film è ispirato alla storia di Cinzia Anna Parker
rapita da bambina da un gruppo di razziatori quasi tutti comanche, non un
gruppo guerriero come alcuni affermano.
Nella razzia alcuni bianchi furono uccisi, altri scapparono
cinque, due donne e tre bambini furono presi prigionieri, era la primavera del
1836.
Una di questi bambini era Cinzia che poteva avere sui dieci
anni.
Questo episodio ha una rilevanza importante nella storia del
west in quanto una prigioniera Rachel Parker Plummer venne riscattata dopo
tredici mesi di prigionia e descrisse in un resoconto attento al dettaglio
tutto l’avvenuto dopo l’assalto.
Rachel Parker Plummer si spense poco dopo aver scritto il
resoconto, morì per le sevizie subite nei mesi di prigionia.
Nella violenta vita delle pianure le perdite di vite maschili
era grande, le tribù tramite l’adozione di prigionieri cercavano di colmare i
vuoti, tutte le tribù ne avevano i comanche in particolare; Cinzia venne
adottata e venuta adulta sposo Peta Nocona e con lui ebbe tre figli Quanah il
primo divenne leader guerriero delle Antilopi e implacabile nemico dei bianchi
fino alla sua resa.
La famiglia Parker per anni cercò Cinzia, alcuni la videro e
cercarono di riscattarla ma lei e non i comanche rifiutarono il riscatto
Ma non finì qui
Nel 1860 una compagnia di Rangers scovò sul Pease la banda di
Peta Nocoma, nello scontro trovarono Cinzia e la riportarono nel civile. Lo
fecero contro la sua volontà lei ormai era Comanche.
Quale era la sua gente?
Per lei erano i Comache, non si adatto alla vita civile, cerco
di scappare e tornare da loro; l’odio, l’astio, il rancore dei Texani verso gli
indiani e in parte verso lei non potevano lasciarla indifferente, viveva per la
sua adorata bambina Fiore Della Prateria e quando morì anche lei si lascio
morire.
Ps
Su questa tragedia si avventarono numerose romanziere bianche,
merita rispetto lo scritto di un certo Gwynne a cui si perdona l'essere
giornalista considerando la sua ricerca storica
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