CUCINA DA CAMPO
IL PANE ALLA TRAPPER

Quando stiamo sul terreno per giorni, può capitare di non avere l'occasione di trovare un posto per procurarsi del pane nostro principale alimento.
Non è fondamentale se si ha un po' di riso nelle bisacce ma, pur essendo una cosa in più, fa sempre comodo.
Ci sono vari metodi per farlo in quelle situazioni dove non si può avere un forno a disposizione. Posso, se volete, illustrarvene due.
Anche nel tipì non c'è il forno e se non si vuole scendere all'emporio per procurarsi il pane fresco lo si può preparare cuocendolo alla trapper.

Appena raggiunto il posto dove passare la notte mollo di un buco il sottopancia, tolgo l'equipaggiamento pesante dalla sella e lascio brucare la cavalla tenendola sott'occhio che non si rotoli con la sella come ama fare per capriccio e soddisfazione.
Mentre lei si distende accendo il fuoco, prendo mezza gamella di farina dal cilindretto dei viveri e la dispongo a montagnola nella gavetta, poi intiepidisco mezza gamella di acqua sciogliendovi mezzo cucchiaino di sale. Se ho del lievito in polvere lo aggiungo in questo momento, ma è un lusso che per dimenticanza spesso non posso permettermi e anche se manca non compromette troppo il risultato finale.
Impasto e lascio riposare vicino al fuoco mentre mi accingo alle solite  operazioni di tirare il telo, montare il campo, dissellare la socia. In genere a questo punto è meglio legarla e darle acqua e fieno prima che prenda l'iniziativa di andarsi a cercare compagnia altrove.
In questo tempo l'impasto capisce di dover diventare pane ed è ora di cuocerlo. I due sistemi che preferisco sono:
- il serpentino
che si ottiene arrotolando una striscia di pasta larga circa 2cm, spessa 1cm e lunga quanta ce n'è su un bastone scortecciato e precedentemente scaldato a debita distanza dalla fiamma
- il chapati
che si ottiene appiattendo con la borraccia delle piccole palline di pasta fino ad ottenere dei dischi spessi 3 o 4mm da far cuocere nella gamella. questo sistema è molto comodo nei posti dove non si possono accendere fuochi perchè è sufficente il fornellino, ma sul fuoco viene meglio.
Quando c'è si può cospargere la pasta di sesamo che ingombra poco ed è molto saporito, ma se nei pressi del bivacco ci sono timo, rosmarino selvatico o altre piante aromatiche il pane viene così buono che viene da mangiarselo da solo senza neanche un pezzo di formaggio.

Questo può capitare sul terreno e vi assicuro che un tocco di serpentino croccante e ancora caldo vicino al fuoco è una meraviglia guardando il tramonto o riparati dalla bufera nel tipì con i flap quasi chiusi mentre i cavalli si godono il meritato riposo vicino al torrente. 

 

I succhioni di nocciolo sono ideali per sostenere il serpentino: sono dritti, non hanno resina, sono facili da scortecciare e non danno gusti strani, ma qualsiasi legno va bene anche se è meglio evitare quelli velenosi.