LIBRI
Indiscutibilmente il libro
più completo sulla storia, sulla costruzione e
sull'uso del tipì è “The Indian Tipì” di
Reginald e Gladys Laubin, pubblicato nel 1957.
Il libro è bello e completo. Si sofferma anche
molto sui particolari e sugli oggetti in uso
quando la gente era ancora nomade. Chi è
interessato al tipì e alla vita intorno ad esso
non può fare a meno di leggerlo. Il fatto che
sia stato scritto più di 50 anni fa da persone
che amavano gli indiani e la loro vita lo rende
particolarmente interessante, soprattutto perchè
a quei tempi erano ancora in vita indiani che
avevano veramente vissuto nel vecchio stile.
Interessante il capitolo sulla cucina.
Ci sono anche molti altri
libri che parlano dei tipì, raccontando le
storie degli uomini che vi vivevano dentro. Ne
cito alcuni importanti: “Cavallo Pazzo” di
Mary Sandoz, “Alce Nero Parla”, “Toro
Seduto” di Robert Utley.
Ricordo solo che la scritta
“tepee” non è corretta in quanto è una
anglesizzazione della vera parola “tipì”.
FILM
“Piccolo Grande Uomo”
di Arthur Penn, prodotto negli USA nel 1969. In
questo film ci sono molte sequenze all'interno
dei tipì, tutte girate con estrema perizia e
rappresentano abbastanza bene quella che poteva
essere la vita al suo interno. Il film narra la
storia avventurosa ironica e umana di un uomo
bianco che per casi fortuiti ha passato buona
parte della sua vita tra gli indiani nomadi.
Rispecchia in maniera veritiera l'atmosfera che
regnava sulla frontiera negli anni passati.
Altro film interessante
sulla vita degli indiani e di conseguenza
all'interno dei tipì è “Un uomo chiamato
cavallo” di Elliot Silverstein, prodotto in
USA nel 1970. Questo film narra la storia di un
nobile inglese che viene catturato da una banda
sioux sul sentiero di guerra intorno al 1820.
Viene fatto prigioniero e dato in schiavitù
alla madre del capo. Col trascorrere del tempo,
attraverso la conoscenza degli usi e dei
costumi, lui diventa un guerriero rendendosi
utile alla banda. Ci sarebbe da parlare molto su
questo film, fa parte di quel filone che
abbandonando la vecchia scuola imbocca la strada
del politically correct, dovuto ovviamente al
cambiamento politico di quegli anni. Ma in
questa occasione vogliamo soffermarci solo sugli
aspetti della vita quotidiana all'interno di un
accampamento che nel film è ben realizzata.
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