PERCHE' FERRO I MIEI CAVALLI

Intervista di Paola Giacomini al Maresciallo Blasio

Reazionario è chi, ostile alle novità, nel nome della tradizione cerca di rimanere ottusamente fermo in un mondo che cambia in continuazione. Mio nonno dice che quando era giovane c'erano movimenti contrari all'avvento dell'automobile. Quando è stata progettata la tangenziale di Torino gli studenti hanno piantato un putiferio.

Lo sviluppo accelerato degli ultimi anni ha portato un incremento di novità in ogni campo tale da confondere chiunque. Ciascuno ha le proprie sacre ragioni per cercare di inventare qualcosa e passare alla storia per aver dato la svolta al modo di agire in qualsiasi materia. Sarebbe bello  se fosse davvero così, ma tante volte nella foga di proporre qualcosa di nuovo non si vanno ad approfondire tanto i motivi per cui in migliaia di anni di storia si sia arrivati a fare le cose in un certo modo piuttosto che in un altro. È un momento confuso che pullula di esperti di ogni materia e ciascuno propone la propria novità.

Una nota filastrocca inglese narra di come un giorno, per la perdita di un chiodo, si perse un ferro di cavallo e poi il cavallo stesso e quindi il cavaliere e per un solo cavaliere fu persa la battaglia e con essa il regno x cui quel cavaliere stava combattendo. Forse se gli inglesi la canterellano ancora, un fondo di verità ci sarà.

Andando a cavallo sui sentieri di montagna e le vecchie mulattiere dal Colombardo all'alta Valsusa ogni giorno, devo far ferrare la mia cavalla quasi ogni mese. Nel 2006 ho percorso con lei quasi 5000 km in sei mesi per andare a Santiago de Compostela e Finisterre partendo da Giaveno vicino a Torino. Siamo tornate in Italia dopo sei mesi di marcia attraverso il sud della Francia e il nord della Spagna ed io avevo consumato quattro paia di scarpe mentre lei aveva ridotto a lamette da barba i ferri di cinque ferrature. In tutto il viaggio non mi è mai capitato che qualcuno mettesse in dubbio il fatto che un cavallo che lavora debba essere ferrato.  Negli ultimi mesi invece c'è stato un gran parlare di lavorare con i cavalli sferrati. Chi propone questo sistema di trattare i piedi del proprio cavallo è convinto di volergli più bene di quelli che affidano i loro a un maniscalco. Non mi è mai capitato di incontrare in montagna cavalli sferrati dopo una settimana di trekking in mezzo alle pietre e quelli che conosco che adottano questa pratica non fanno più di un paio d'ore in sella ogni due o tre giorni e ritengo che sia un affare diverso dal lavoro vero e proprio.

Continuo a ferrare la mia cavalla e credo di volerle bene. Mi sembra che lei abbia bisogno di un buon maniscalco e mi sono chiesta se, a volte, la novità non stia nel migliorare la tradizione anziché nel cancellarla in un attimo con un colpo di spugna. Non avendo sufficiente esperienza in materia, sono andata a Pinerolo a intervistare il Maresciallo Vincenzo Blasio già istruttore di mascalcia presso  la scuola del Corpo Veterinario militare in Pinerolo fino al 1995, la cui carriera ebbe inizio nello stesso ente nel 1960 in qualità di allievo sottufficiale maniscalco, per chiedergli di mettere luce sui miei dubbi.

 

Un cavallo sferrato può lavorare senza conseguenze per i suoi piedi?

Ci sono cavalli che hanno i piedi di consistenza buona però, se vengono sottoposti al nostro volere, anche questi dopo un lavoro intenso sia su terreno accidentato che su un campo di sabbia, patiscono. Se il cavallo si muove di più di come si muoverebbe in natura, il consumo del piede non è più direttamente proporzionale all'accrescimento e se non ha l'unghia non può lavorare né essere sfruttato per le sue potenzialità.

Alcuni dicono che con la ferratura si impedisce una corretta circolazione del sangue all'interno del piede poiché impedisce l'elaterio e secondo loro un cavallo in natura avrebbe un piede che crescerebbe molto di più in proporzione nonostante il consumo dell'unghia poiché questa, costretta tra il ferro e i chiodi rimane atrofizzata e non riesce a crescere come farebbe senza costrizioni.

Nello zoccolo del cavallo senza ferro, quando il piede appoggia, il fettone è a diretto contatto con il suolo. Mettendo il ferro, quei cinque millimetri di spessore tolgono il piede dal suo habitat naturale che è il terreno. I chiodi contribuiscono a ridurre ulteriormente l'elaterio.

La ferratura è stata definita male necessario

proprio per questi motivi che fanno sì che inevitabilmente lo zoccolo ne risenta. Deve essere accettata per quello che è se si vuole davvero lavorare con il cavallo e sfruttare le sue potenzialità, è vero che diminuisce l'elaterio, ma non  la circolazione. Come fa a diminuire la circolazione? Il cuscinetto plantare, il fettone e la cartilagine alare che sono gli organi predisposti alla circolazione all'interno del piede non si tolgono con la ferratura.

Anzi, con il ferro il cavallo acquista una maggiore stabilità, alla lunga senza ferro non può andare da nessuna parte. Inoltre ci sono ferrature che migliorano le condizioni del piede: quelle correttive e terapeutiche. Abbiamo visto che gli eserciti antichi dovevano stare fermi per tre o quattro mesi aspettando che gli zoccoli si riformassero.

Lei che conosce i piedi dei cavalli che lavorano dice che la ferratura è un male necessario, sembra invece da tanti discorsi che sia un male e basta e che la non-ferratura sia un modo di voler più bene al proprio cavallo.

Chi ha quest'idea della mascalcia avrà avuto delle cattive esperienze da maniscalchi non professionisti e sta cercando questi escamotage per aggirare l'ostacolo. Una volta stalloni  e fattrici venivano selezionati soprattutto per i piedi, oggi invece la maggior parte dei cavalli sono figli del purosangue ed è risaputo che il purosangue ha dei piedi deboli, non belli come potrebbero essere quelli dei murgesi, maremmani, frisoni… Il cavallo sardo, l'arabo: gli arabi hanno dei piedi d'acciaio.

E comunque anche gli arabi non ferrati, su terreni difficili alla lunga si azzoppano?

Certo, hanno provato a fare delle gare di endurance con gli arabi non ferrati, hanno dovuto ricredersi.

Ci sono parti del mondo dove popoli di cavalieri non hanno mai avuto la ferratura come tradizione, i mongoli arrivano a viaggi lunghi fino a venti giorni con lo stesso pony senza ferri.

E dopo questi viaggi come cammina il pony?

Male, deve stare poi fermo per mesi in attesa che l'unghia gli ricresca.

Hanno tanti cavalli, quando il cavallo ha finito l'unghia insensibile e arriva al vivo lo mettono lì, aspettano che torni efficiente e intanto lavorano con un altro cavallo.

Quindi anche qui si adottava un sistema simile prima che si diffondesse l'uso di ferrare i cavalli?

I romani non ferravano perché non conoscevano ancora la ferratura come la conosciamo noi adesso. Quando i loro cavalli avevano i piedi consumati da non poterne più, gli mettevano l'ipposandalo.

L'ipposandalo veniva utilizzato da tutti i cavalli romani?

No, l'ipposandalo era una piastra di metallo (solea ferrea) con la forma del piede del cavallo con degli uncini che salivano verso le parti coronali a cui venivano fissati dei legacci. Con questo sistema però si poteva marciare solo a passo perché gli uncini provocavano delle lesioni al pastorale e al nodello, quando questo si abbassava nelle andature più veloci. Veniva utilizzato a scopo terapeutico o quando dovevano attraversare terreni alpini o accidentati per ridurre al minimo il danno dello zoccolo non protetto.

L'origine del ferro?

Pare che in Europa furono i celti a riconoscere per primi l'utilità di proteggere lo zoccolo del cavallo dall'eccessivo consumo con delle piastre di ferro che avevano la forma dell'orlo plantare ma la mascalcia si è poi diffusa per gradi. Non si sa esattamente quando e dove ebbe inizio perché le notizie raccolte nei secoli sono spesso contraddittorie. Sono state fatte delle supposizioni in base ad alcuni ritrovamenti archeologici .

A metà Ottocento, nella tomba di un cavaliere gallo sepolto con il suo cavallo, vennero trovati due ferri fortemente consumati in punta. Nel 1859 ad Alaise, sul fondo di una torbiera profonda in quel punto 3 metri e 60 centimetri vicino all'abbazia di Belleley, l'archeologo Constan rinvenne un ferro databile con una certa sicurezza a 1600 anni prima di Cristo. In un secolo si formano circa 15 cm di torba quindi il ferro trovato doveva giacere in quel luogo da più di 2400 anni, epoca che corrisponde all'arrivo dei Cimbri nelle Gallie e degli Elvezi nella Svizzera.

Scrittori antichi come Omero Senofonte Virgilio che parlarono di cavalli non parlano di ferratura. Senofonte 2500 anni fa descrisse la qualità dello zoccolo del cavallo da guerra e dei mezzi per ottenere una maggior  resistenza e non avrebbe avuto questa insistenza sull'argomento se avesse conosciuto la ferratura..

I romani erano principalmente fanti e, se conobbero la ferratura non gli diedero il giusto valore.

I longobardi (dalle Alpi al Volturno) furono i primi a utilizzare regolarmente la ferratura in Italia tra il 450 e 900 dell'era volgare. Originariamente fanti dovettero cambiare il modo di cambattere trasformandosi in popolo equestre, in seguito alla conquista della Pannonia terra di abitudini principalmente ippiche. Vigezio, un ippiatra del V secolo non fa cenno a caratteristiche e inconvenienti legati alla ferratura e primi cenni scritti sono sotto Leone VI imperatore di Costantinopoli intorno al 900 d C.

In viaggio la ferratura di Andrea Pomo mi è durata 2 mesi di marcia, le altre tutte un mese. Quando Mauro Ferraris è andato a Ceresole Reale sulla GTA per raggiungere il Parco Nazionale del Gran Paradiso dalle Alpi Cozie dopo una sola settimana i ferri dei suoi cavalli erano sottili come unghie. È possibile che ci sia un piede così duro e con una ricrescita così rapida da essere più forte del ferro su questi terreni difficili? Cosa può fare un cavaliere che non è maniscalco che parte da qui e va in Cina?

Si porta dietro i ferri o si porta il cavallo sul van. Non può andare senza ferri.

Ci sono concorsisti che fanno gare senza ferri?

Per quanto mi riguarda no, perché quelli dei concorsi il maniscalco se lo vanno a cercare.

Durante i campi dell'esercito con i quadrupedi, se si toglie un ferro viene subito rimesso?

Subito.

È vero che durante la ritirata di Russia Napoleone glieli ha pure messi al contrario per ingannare gli avversari e convincerli che stava ancora attaccando?

Ma quello non era Napoleone, era Eleonora d'Alborea in Sardegna, molto prima di Napoleone, quando usciva alle spalle del marito per non farsi trovare.

C'è una situazione che le viene in mente in cui si sente orgoglioso di aver ferrato un cavallo che ha dato dei risultati fuori della norma?

Ho avuto occasione di ferrare un cavallo che è andato a fare i campionati mondiali di fondo in Malesia, è partito da qui con i nostri ferri e ha dovuto affrontare tutti gli allenamenti su un terreno nuovo, ha fatto la gara di 160 km, su 137 cavalli iscritti solo 47 sono arrivati a fine gara e lui è stato il ventinovesimo. È ritornato con gli stessi ferri che gli abbiamo messo noi. Gli altri 4 cavalli della squadra sono stati ferrati quattro volte.

Lei ha avuto esperienze personali con cavalli senza ferri nel suo lavoro di maniscalco?

Sì, una volta arrivò una cavalla da Napoli che non veniva ferrata agli anteriori e a un certo punto fummo costretti a ferrarla perché, avendo i piedi piatti, si era indolenzita tutta la suola e inizialmente l'avevamo lasciata senza ferri perché era sempre stata tenuta così.

Qual è il difetto dell'unghia di un cavallo con i piedi piatti?

Il piede piatto non ha concavità nella suola, è tutto allo stesso livello dell'orlo plantare.

E ce ne sono molti cavalli così?

Abbastanza.

Naturalmente?

Sì.

È possibile che togliendo i ferri con un pareggio mirato si possa guarire un cavallo dalla navicolite?

La navicolite è un'alterazione dell'osso navicolare che diventa tutto cribroso, come la pietra pomice, lì sopra scorre il tendine flessore profondo che si infiamma per l'attrito e sente dolore e il cavallo zoppica. Abbassando troppo i talloni un'iperestensione del flessore profondo sostenuta da un cattivo pareggio, provoca un asse spezzato indietro, ma quella non si chiama navicolite, viene detta sindrome del navicolare e può essere guarita mettendo in asse le tre falangi. Magari bastasse sferrare un cavallo per guarirlo dalla navicolite, per carità! In questi casi ora ho ideato un cuneo fatto con due strati di cuoio e uno di ferro. Che permette di alzare i talloni e rimettere in linea le tre falangi perché la sindrome del navicolare mette il pastorale e il coronario con una certa inclinazione e la terza falange insieme allo zoccolo con un'altra, allora alzando di dietro le tre falangi si riallineano, l'iperestensione del flessore profondo si allenta e la spinta contro il navicolare pure.

Rimettendo in linea le tre falangi, il cavallo affetto da sindrome del navicolare può poi essere usato normalmente?

Se l'asse spezzato indietro è un suo difetto, la ferratura deve essere sempre fatta così, invece se è un errore di pareggio con i talloni troppo abbassati possono essere rimessi in quadro con un pareggio corretto.

E in natura cosa succede a un cavallo che ha un difetto del genere?

I piedi dei cavalli selvaggi sono sani per la selezione naturale che fa sì che gli individui con piedi mal messi soccombano perché quelli con i piedi cagionevoli vengono più facilmente raggiunti dai predatori e non arrivano a riprodursi.

Ma nei cavalli selvaggi ci sono i lunghi giuntati, gli obliqui, i cagnoli?

Penso di sì, ma non ne ho esperienza. In America i cavalli si sono estinti molto prima che l'uomo bianco arrivasse lì, i cavalli furono importati dagli spagnoli, scapparono dalle loro scuderie e poi si inselvatichirono, quindi è probabile che abbiano nei loro geni gli stessi difetti che hanno i cavalli domestici eurasiatici.

Ma invece animali come gli stambecchi e i camosci che anche loro hanno gli zoccoli e sono sempre sulle pietre, come fanno?

Quelli non lavorano.

Ricapitolando: perché i ferri sono necessari?

Il ferro va messo per evitare l'eccessivo consumo dello zoccolo, al di là del difetto che il cavallo può avere e in più per contenere eventuali difetti legati all'appiombo, all'andatura, alla locomozione. Un cavallo traverso in fuori lavora tutto sulla parte interna e senza ferri questa parte interna si consuma in quattro e quattr'otto perché il suo peso va a scaricarsi sulla metà mediale dello zoccolo. Ed è uno dei difetti più semplici.

 

Ci siamo salutati così, dopo aver mangiato insieme le splendide frittelle preparate da sua moglie Giuliana e sono andata via con le idee un po' più chiare e un po' triste perché non so per quanto tempo ancora il Maresciallo avrà ancora voglia di andare in giro a ferrare cavalli insegnando quello che può insegnare di quello che sa.

Paola Giacomini 

 

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Andrea Pomo, allievo del Maresciallo Blasio, ferra Isotta, la cavalla della guida Paola Giacomini in partenza per Lourdes. Paola deve fare da guida a una pellegrina che vuole raggiungere in sicurezza quella città, ripercorrendo parte del viaggio fatto per Santiago nel 2006. I ferri sono di maggiore spessore perché devono durare per un mese di marcia ininterrotta.