Reazionario
è chi, ostile alle novità, nel nome della
tradizione cerca di rimanere ottusamente fermo in
un mondo che cambia in continuazione. Mio nonno
dice che quando era giovane c'erano movimenti
contrari all'avvento dell'automobile. Quando è
stata progettata la tangenziale di Torino gli
studenti hanno piantato un putiferio.
Lo
sviluppo accelerato degli ultimi anni ha portato un
incremento di novità in ogni campo tale da confondere
chiunque. Ciascuno ha le proprie sacre ragioni per
cercare di inventare qualcosa e passare alla storia
per aver dato la svolta al modo di agire in qualsiasi
materia. Sarebbe bello
se fosse davvero così, ma tante volte nella
foga di proporre qualcosa di nuovo non si vanno ad
approfondire tanto i motivi per cui in migliaia di
anni di storia si sia arrivati a fare le cose in un
certo modo piuttosto che in un altro. È un momento
confuso che pullula di esperti di ogni materia e
ciascuno propone la propria novità.
Una
nota filastrocca inglese narra di come un giorno, per
la perdita di un chiodo, si perse un ferro di cavallo
e poi il cavallo stesso e quindi il cavaliere e per un
solo cavaliere fu persa la battaglia e con essa il
regno x cui quel cavaliere stava combattendo. Forse se
gli inglesi la canterellano ancora, un fondo di verità
ci sarà.
Andando
a cavallo sui sentieri di montagna e le vecchie
mulattiere dal Colombardo all'alta Valsusa ogni
giorno, devo far ferrare la mia cavalla quasi ogni
mese. Nel 2006 ho percorso con lei quasi 5000 km in
sei mesi per andare a Santiago de Compostela e
Finisterre partendo da Giaveno vicino a Torino. Siamo
tornate in Italia dopo sei mesi di marcia attraverso
il sud della Francia e il nord della Spagna ed io
avevo consumato quattro paia di scarpe mentre lei
aveva ridotto a lamette da barba i ferri di cinque
ferrature. In tutto il viaggio non mi è mai capitato
che qualcuno mettesse in dubbio il fatto che un
cavallo che lavora debba essere ferrato.
Negli ultimi mesi invece c'è stato un gran
parlare di lavorare con i cavalli sferrati. Chi
propone questo sistema di trattare i piedi del proprio
cavallo è convinto di volergli più bene di quelli
che affidano i loro a un maniscalco. Non mi è mai
capitato di incontrare in montagna cavalli sferrati
dopo una settimana di trekking in mezzo alle pietre e
quelli che conosco che adottano questa pratica non
fanno più di un paio d'ore in sella ogni due o tre
giorni e ritengo che sia un affare diverso dal lavoro
vero e proprio.
Continuo
a ferrare la mia cavalla e credo di volerle bene. Mi
sembra che lei abbia bisogno di un buon maniscalco e
mi sono chiesta se, a volte, la novità non stia nel
migliorare la tradizione anziché nel cancellarla in
un attimo con un colpo di spugna. Non avendo
sufficiente esperienza in materia, sono andata a
Pinerolo a intervistare il Maresciallo Vincenzo Blasio
già istruttore di mascalcia presso
la scuola del Corpo Veterinario militare in
Pinerolo fino al 1995, la cui carriera ebbe inizio
nello stesso ente nel 1960 in qualità di allievo
sottufficiale maniscalco, per chiedergli di mettere
luce sui miei dubbi.
Un
cavallo sferrato può lavorare senza conseguenze per i
suoi piedi?
Ci
sono cavalli che hanno i piedi di consistenza buona
però, se vengono sottoposti al nostro volere, anche
questi dopo un lavoro intenso sia su terreno
accidentato che su un campo di sabbia, patiscono. Se
il cavallo si muove di più di come si muoverebbe in
natura, il consumo del piede non è più direttamente
proporzionale all'accrescimento e se non ha l'unghia
non può lavorare né essere sfruttato per le sue
potenzialità.
Alcuni
dicono che con la ferratura si impedisce una corretta
circolazione del sangue all'interno del piede poiché
impedisce l'elaterio e secondo loro un cavallo in
natura avrebbe un piede che crescerebbe molto di più
in proporzione nonostante il consumo dell'unghia poiché
questa, costretta tra il ferro e i chiodi rimane
atrofizzata e non riesce a crescere come farebbe senza
costrizioni.
Nello
zoccolo del cavallo senza ferro, quando il piede
appoggia, il fettone è a diretto contatto con il
suolo. Mettendo il ferro, quei cinque millimetri di
spessore tolgono il piede dal suo habitat naturale che
è il terreno. I chiodi contribuiscono a ridurre
ulteriormente l'elaterio.
La ferratura è
stata definita male necessario
proprio
per questi motivi che fanno sì che inevitabilmente lo
zoccolo ne risenta. Deve essere accettata per quello
che è se si vuole davvero lavorare con il cavallo e
sfruttare le sue potenzialità, è vero che diminuisce
l'elaterio, ma non
la circolazione. Come fa a diminuire la
circolazione? Il cuscinetto plantare, il fettone e la
cartilagine alare che sono gli organi predisposti alla
circolazione all'interno del piede non si tolgono con
la ferratura.
Anzi,
con il ferro il cavallo acquista una maggiore stabilità,
alla lunga senza ferro non può andare da nessuna
parte. Inoltre ci sono ferrature che migliorano le
condizioni del piede: quelle correttive e
terapeutiche. Abbiamo visto che gli eserciti antichi
dovevano stare fermi per tre o quattro mesi aspettando
che gli zoccoli si riformassero.
Lei
che conosce i piedi dei cavalli che lavorano dice che
la ferratura è un male necessario, sembra invece da
tanti discorsi che sia un male e basta e che la
non-ferratura sia un modo di voler più bene al
proprio cavallo.
Chi ha
quest'idea della mascalcia avrà avuto delle cattive
esperienze da maniscalchi non professionisti e sta
cercando questi escamotage per aggirare l'ostacolo.
Una volta stalloni
e fattrici venivano selezionati soprattutto per
i piedi, oggi invece la maggior parte dei cavalli sono
figli del purosangue ed è risaputo che il purosangue
ha dei piedi deboli, non belli come potrebbero essere
quelli dei murgesi, maremmani, frisoni… Il cavallo
sardo, l'arabo: gli arabi hanno dei piedi d'acciaio.
E
comunque anche gli arabi non ferrati, su terreni
difficili alla lunga si azzoppano?
Certo,
hanno provato a fare delle gare di endurance con gli
arabi non ferrati, hanno dovuto ricredersi.
Ci
sono parti del mondo dove popoli di cavalieri non
hanno mai avuto la ferratura come tradizione, i
mongoli arrivano a viaggi lunghi fino a venti giorni
con lo stesso pony senza ferri.
E dopo
questi viaggi come cammina il pony?
Male,
deve stare poi fermo per mesi in attesa che l'unghia
gli ricresca.
Hanno
tanti cavalli, quando il cavallo ha finito l'unghia
insensibile e arriva al vivo lo mettono lì, aspettano
che torni efficiente e intanto lavorano con un altro
cavallo.
Quindi
anche qui si adottava un sistema simile prima che si
diffondesse l'uso di ferrare i cavalli?
I
romani non ferravano perché non conoscevano ancora la
ferratura come la conosciamo noi adesso. Quando i loro
cavalli avevano i piedi consumati da non poterne più,
gli mettevano l'ipposandalo.
L'ipposandalo
veniva utilizzato da tutti i cavalli romani?
No, l'ipposandalo
era una piastra di metallo (solea ferrea) con
la forma del piede del cavallo con degli uncini che
salivano verso le parti coronali a cui venivano
fissati dei legacci. Con questo sistema però si
poteva marciare solo a passo perché gli uncini
provocavano delle lesioni al pastorale e al nodello,
quando questo si abbassava nelle andature più veloci.
Veniva utilizzato a scopo terapeutico o quando
dovevano attraversare terreni alpini o accidentati per
ridurre al minimo il danno dello zoccolo non protetto.
L'origine
del ferro?
Pare
che in Europa furono i celti a riconoscere per primi
l'utilità di proteggere lo zoccolo del cavallo
dall'eccessivo consumo con delle piastre di ferro che
avevano la forma dell'orlo plantare ma la mascalcia si
è poi diffusa per gradi. Non si sa esattamente quando
e dove ebbe inizio perché le notizie raccolte nei
secoli sono spesso contraddittorie. Sono state fatte
delle supposizioni in base ad alcuni ritrovamenti
archeologici .
A metà
Ottocento, nella tomba di un cavaliere gallo sepolto
con il suo cavallo, vennero trovati due ferri
fortemente consumati in punta. Nel 1859 ad Alaise, sul
fondo di una torbiera profonda in quel punto 3 metri e
60 centimetri vicino all'abbazia di Belleley,
l'archeologo Constan rinvenne un ferro databile con
una certa sicurezza a 1600 anni prima di Cristo. In un
secolo si formano circa 15 cm di torba quindi il ferro
trovato doveva giacere in quel luogo da più di 2400
anni, epoca che corrisponde all'arrivo dei Cimbri
nelle Gallie e degli Elvezi nella Svizzera.
Scrittori
antichi come Omero Senofonte Virgilio che parlarono di
cavalli non parlano di ferratura. Senofonte 2500 anni
fa descrisse la qualità dello zoccolo del cavallo da
guerra e dei mezzi per ottenere una maggior
resistenza e non avrebbe avuto questa
insistenza sull'argomento se avesse conosciuto la
ferratura..
I
romani erano principalmente fanti e, se conobbero la
ferratura non gli diedero il giusto valore.
I
longobardi (dalle Alpi al Volturno) furono i primi a
utilizzare regolarmente la ferratura in Italia tra il
450 e 900 dell'era volgare. Originariamente fanti
dovettero cambiare il modo di cambattere
trasformandosi in popolo equestre, in seguito alla
conquista della Pannonia terra di abitudini
principalmente ippiche. Vigezio, un ippiatra del V
secolo non fa cenno a caratteristiche e inconvenienti
legati alla ferratura e primi cenni scritti sono sotto
Leone VI imperatore di Costantinopoli intorno al 900 d
C.
In
viaggio la ferratura di Andrea Pomo mi è durata 2
mesi di marcia, le altre tutte un mese. Quando Mauro
Ferraris è andato a Ceresole Reale sulla GTA per
raggiungere il Parco Nazionale del Gran Paradiso dalle
Alpi Cozie dopo una sola settimana i ferri dei suoi
cavalli erano sottili come unghie. È possibile che ci
sia un piede così duro e con una ricrescita così
rapida da essere più forte del ferro su questi
terreni difficili? Cosa può fare un cavaliere che non
è maniscalco che parte da qui e va in Cina?
Si
porta dietro i ferri o si porta il cavallo sul van.
Non può andare senza ferri.
Ci
sono concorsisti che fanno gare senza ferri?
Per
quanto mi riguarda no, perché quelli dei concorsi il
maniscalco se lo vanno a cercare.
Durante
i campi dell'esercito con i quadrupedi, se si toglie
un ferro viene subito rimesso?
Subito.
È
vero che durante la ritirata di Russia Napoleone
glieli ha pure messi al contrario per ingannare gli
avversari e convincerli che stava ancora attaccando?
Ma
quello non era Napoleone, era Eleonora d'Alborea in
Sardegna, molto prima di Napoleone, quando usciva alle
spalle del marito per non farsi trovare.
C'è
una situazione che le viene in mente in cui si sente
orgoglioso di aver ferrato un cavallo che ha dato dei
risultati fuori della norma?
Ho
avuto occasione di ferrare un cavallo che è andato a
fare i campionati mondiali di fondo in Malesia, è
partito da qui con i nostri ferri e ha dovuto
affrontare tutti gli allenamenti su un terreno nuovo,
ha fatto la gara di 160 km, su 137 cavalli iscritti
solo 47 sono arrivati a fine gara e lui è stato il
ventinovesimo. È ritornato con gli stessi ferri
che gli abbiamo messo noi. Gli altri 4 cavalli della
squadra sono stati ferrati quattro volte.
Lei
ha avuto esperienze personali con cavalli senza ferri
nel suo lavoro di maniscalco?
Sì,
una volta arrivò una cavalla da Napoli che non veniva
ferrata agli anteriori e a un certo punto fummo
costretti a ferrarla perché, avendo i piedi piatti,
si era indolenzita tutta la suola e inizialmente
l'avevamo lasciata senza ferri perché era sempre
stata tenuta così.
Qual
è il difetto dell'unghia di un cavallo con i piedi
piatti?
Il
piede piatto non ha concavità nella suola, è tutto
allo stesso livello dell'orlo plantare.
E
ce ne sono molti cavalli così?
Abbastanza.
Naturalmente?
Sì.
È
possibile che togliendo i ferri con un pareggio mirato
si possa guarire un cavallo dalla navicolite?
La
navicolite è un'alterazione dell'osso navicolare che
diventa tutto cribroso, come la pietra pomice, lì
sopra scorre il tendine flessore profondo che si
infiamma per l'attrito e sente dolore e il cavallo
zoppica. Abbassando troppo i talloni un'iperestensione
del flessore profondo sostenuta da un cattivo
pareggio, provoca un asse spezzato indietro, ma quella
non si chiama navicolite, viene detta sindrome del
navicolare e può essere guarita mettendo in asse le
tre falangi. Magari bastasse sferrare un cavallo per
guarirlo dalla navicolite, per carità! In questi casi
ora ho ideato un cuneo fatto con due strati di cuoio e
uno di ferro. Che permette di alzare i talloni e
rimettere in linea le tre falangi perché la sindrome
del navicolare mette il pastorale e il coronario con
una certa inclinazione e la terza falange insieme allo
zoccolo con un'altra, allora alzando di dietro le tre
falangi si riallineano, l'iperestensione del flessore
profondo si allenta e la spinta contro il navicolare
pure.
Rimettendo
in linea le tre falangi, il cavallo affetto da
sindrome del navicolare può poi essere usato
normalmente?
Se
l'asse spezzato indietro è un suo difetto, la
ferratura deve essere sempre fatta così, invece se è
un errore di pareggio con i talloni troppo abbassati
possono essere rimessi in quadro con un pareggio
corretto.
E
in natura cosa succede a un cavallo che ha un difetto
del genere?
I
piedi dei cavalli selvaggi sono sani per la selezione
naturale che fa sì che gli individui con piedi mal
messi soccombano perché quelli con i piedi
cagionevoli vengono più facilmente raggiunti dai
predatori e non arrivano a riprodursi.
Ma
nei cavalli selvaggi ci sono i lunghi giuntati, gli
obliqui, i cagnoli?
Penso
di sì, ma non ne ho esperienza. In America i cavalli
si sono estinti molto prima che l'uomo bianco
arrivasse lì, i cavalli furono importati dagli
spagnoli, scapparono dalle loro scuderie e poi si
inselvatichirono, quindi è probabile che abbiano nei
loro geni gli stessi difetti che hanno i cavalli
domestici eurasiatici.
Ma
invece animali come gli stambecchi e i camosci che
anche loro hanno gli zoccoli e sono sempre sulle
pietre, come fanno?
Quelli
non lavorano.
Ricapitolando:
perché i ferri sono necessari?
Il
ferro va messo per evitare l'eccessivo consumo dello
zoccolo, al di là del difetto che il cavallo può
avere e in più per contenere eventuali difetti legati
all'appiombo, all'andatura, alla locomozione. Un
cavallo traverso in fuori lavora tutto sulla parte
interna e senza ferri questa parte interna si consuma
in quattro e quattr'otto perché il suo peso va a
scaricarsi sulla metà mediale dello zoccolo. Ed è
uno dei difetti più semplici.
Ci
siamo salutati così, dopo aver mangiato insieme le
splendide frittelle preparate da sua moglie Giuliana e
sono andata via con le idee un po' più chiare e un
po' triste perché non so per quanto tempo ancora il
Maresciallo avrà ancora voglia di andare in giro a
ferrare cavalli insegnando quello che può insegnare
di quello che sa.
Paola Giacomini
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Andrea Pomo, allievo del Maresciallo
Blasio, ferra Isotta, la cavalla della guida Paola
Giacomini in partenza per Lourdes. Paola deve fare da guida a una pellegrina che vuole raggiungere in sicurezza quella città, ripercorrendo parte del viaggio fatto per Santiago nel
2006. I ferri sono di maggiore spessore perché devono durare per un mese di marcia ininterrotta. |