TRAUMATOLOGIA DEL PIEDE EQUINO
- PARTE I
INTRODUZIONE
L’equitazione
di campagna, nonostante sia considerata
classicamente come una disciplina scevra da
pericoli per il cavallo ed adatta a tutti i tipi
di cavalieri, non è indenne da traumi a carico
dell’apparato muscolo-scheletrico in cui il
cavallo può incorrere, spesso legati ad alcuni
errori semplici tra cui la comune abitudine di
svolgere trekking di gruppo in cui ci sono
cavalli ombrosi o pericolosi, magari stalloni, e
alla conseguente convivenza di questi cavalli
con il relativo instaurarsi di gerarchie o alla
percorrenza di terreni o luoghi accidentati di
cui non si conoscono le insidie o in cui non si
padroneggia la situazione. In altri casi un
evento accidentale può spaventare il cavallo
creando una situazione di pericolo in un luogo
insospettabile.
In
presenza di un qualunque incidente è
fondamentale che il cavaliere sappia
innanzitutto distinguere una vera emergenza, in
cui è fondamentale chiedere aiuto, da un
problema più semplice con cui, invece,
l’animale può convivere sino al termine del
trekking prendendo solo piccoli accorgimenti.
Dopo i primi interventi urgenti è opportuno
come regola generale rivolgersi ad un
veterinario, perciò nel compiere un itinerario
è buona norma avere con sé un elenco dei
veterinari e valutarne preventivamente la
disponibilità telefonica. Nella mia esperienza
quinquennale di assistenza veterinaria a
trekking transalpini la figura del veterinario
deve interagire nell’organizzazione del
trekking per
creare un’infrastruttura logistica nel caso di
un’emergenza. In particolare bisogna
preoccuparsi di avere un trasporto disponibile presso il punto tappa previsto, possedere un mezzo
idoneo a seguire il più possibile da vicino
il trekking, avere un minimo di materiale
per immobilizzare una zampa e far arrivare il
cavallo al punto tappa, possedere corde
e imbragature idonee a sollevare un cavallo
ed interagire con gli enti
territoriali competenti tra cui soccorso
alpino, guardie forestali, addetti di un parco
naturale nel caso si stia percorrendo un
territorio classificato parco naturale. In
presenza di grandi numeri di animali (oltre 50
cavalli) è necessario possedere il supporto di
altre persone, anche non veterinari, che
rimangono in contatto e possano coordinare un
intervento nel caso di bisogno. Nella gran parte
dei trekking transalpini che si svolgono su
terreni accidentati non è possibile avere
neppure un ambulanza al seguito, per cui spesso
l’unità di soccorso deve occuparsi anche di
coordinare un intervento sulle persone
eventualmente coinvolte nell’incidente. Il
veterinario deve prevedere
più che curare, organizzare
il punto tappa nel modo più sicuro
possibile per i cavalli che vi pernotteranno: le
incordature da filo metallico utilizzate per le
poste estemporanee sono ad esempio tra le
lesioni più devastanti che si possono
incontrare.
Nelle situazioni di emergenza è indispensabile l’intervento immediato
del veterinario. Ciò non toglie che chi è con
il cavallo possa effettuare una serie di rimedi
momentanei volti a tranquillizzare il cavallo
ferito e a tutelare lo stato di salute
dell’animale; occorre insomma conoscere le più
immediate terapie e manovre da intraprendere. La
prima regola da seguire è rigorosamente cercare
di mantenere la calma. E’ necessario avere
poche nozioni di base e saperle applicare nella
maniera più corretta per la sicurezza degli
altri cavalli e cavalieri evitando che il panico
si trasferisca con effetto domino in un gruppo
di cavalli. Ogni cavallo entra in panico in
svariate situazioni- come potrebbero essere quelle in cui l’animale prova dolore o non riesce ad avere sensazione
conscia di cosa gli causi questo dolore –
scatenando reazioni simili in altri cavalli che
se incontrollate possono provocare una reazione
violenta volta solamente alla fuga.
Tranquillizzare il cavallo è la cosa
fondamentale, scendendo di sella e mantenendo
l’animale alla longhina e cercando di
offrirgli erba da brucare, in attesa del
soccorso.
1. Lesione gravissima da
incordatura dello stinco con filo metallico di
una posta. In questo caso il filo metallico ha
strozzato l’estremità distale e nel tentativo
di liberarsi il cavallo si è provocato una
lacerazione di tutti i tessuti
molli a 360°. La lesione è intrattabile
a causa della lacerazione delle arterie
digitali.
Dopo
questa breve introduzione è doveroso dire che
le vere emergenze sono molto rare e
fortunatamente nella gran parte delle situazioni
esistono persone in panico per situazioni di
scarso significato clinico. Ciò premesso,
passiamo ad esaminare una veloce e sintetica
raccolta delle più frequenti situazioni di
emergenza che possono verificarsi nel turismo
equestre a livello del piede, l’organo
digitale, con
l’indicazione dei sintomi e dei rimedi più
urgenti da intraprendere.
2. Preparato anatomico delle principali strutture anatomiche del piede
equino in una sezione lungo il piano sagittale
dello zoccolo. (Trad. Corium of the frog: Corion
del fettone, Corium of the sole: Corion della
suola, Sole: Suola, Frog: Fettone, Digital
Cushion: Cuscinetto digitale, Navicular Bone:
Osso navicolare, Navicular Bursa: Borsa
navicolare, P3: Terza Falange, White line: Linea
bianca, Laminar Corium: Corion Laminare,
S.internum-S.medium-S.esternum: Strato
interno-Strato medio-Strato esterno, Coronary
corium: Organo cheratogeno del piede, Coronary
cushion: Cercine coronario, Proximal and distal
interphalangeal joints: Articolazioni
interfalangee prossimale e distale, Common
Digital Extensor Tendon: Tendine Estensore
Digitale Comune, Deep digitale flexor tendon:
Tendine Flessore Digitale Profondo)
a.
FERITE DEL PIEDE (Ferite della Parete Cornea e
del Cercine Coronario)
Con
ferite del piede intendiamo soluzioni di
continuo della parete cornea e del cercine
coronario, che possono, nei casi più gravi
coinvolgere anche organi e strutture sottostanti
(derma soleare, cuscinetto digitale, cartilagini
alari del piede, tendine estensore comune,
tendine flessore profondo delle falangi, terza
falange, articolazione interfalangea distale,
plessi venosi del cercine coronario e arterie
digitali).
Su questa base le ferite vengono distinte
in superficiali e profonde, quando interessano
anche tendini o cavità sinoviali profonde. Nel
cavallo, in termini generali, le ferite delle
estremità distali delle zampe tendono a essere
ferite profonde in relazione alla scarsa
copertura muscolare di queste parti e possono
coinvolgere facilmente tendini, guaine sinoviali
e cavità sinoviali contaminando strutture che
vengono ritenute vitali. Le ferite del cercine coronario e della parete cornea (avulsioni),
in particolare, sono traumi piuttosto rari, di
solito dovuti ad un piede rimasto imprigionato
in un anfratto del terreno od a livello della
porta del box o più di rado in seguito ad interferenze
con l’altro piede in cavalli che si
raggiungono. I traumi più gravi si
osservano quando il cavallo riesce a
intrappolare il piede in superfici o lamiere
taglienti.
I cavalli con lacerazioni superficiali del cercine
coronario possono mostrare una zoppicatura
lieve-moderata, mentre i cavalli con un
coinvolgimento più grave mostrano di solito un
appoggio in punta o un mancato appoggio.
Il
rilevamento di un rumore di aspirazione in
presenza di una ferita profonda del cercine
coronario, durante lo stacco, è indicativo di
una penetrazione dell’articolazione
interfalangea distale. L’esecuzione
di esami radiografici e l’analisi del liquido
sinoviale da parte del veterinario sono
essenziali per accertare il coinvolgimento
dell’articolazione. La presenza di instabilità
articolare alla manipolazione è indicativa di
un trauma al legamento collaterale
dell’articolazione interfalangea distale.
L’avulsione
della parte cornea è uno dei traumi più gravi
che si possano osservare, questa può essere parziale
o completa. Le lamine sensitive del
piede, la falange distale e l’articolazione
interfalangea distale possono essere variamente
coinvolte da una avulsione profonda.
Queste
ferite spesso sono accompagnate da emorragie più
o meno profuse in relazione alla
vascolarizzazione estremamente complessa del
cercine coronario che rappresenta l’organo
cheratogeno del piede ed all’interessamento di
vasi arteriosi o venosi di grandi dimensioni (i
vasi del plesso venoso del cercine coronario
sono estremamente ramificati a livello
dell’interfaccia tra la cute e lo zoccolo). La
gravità è essenzialmente legata al
coinvolgimento dell’organo cheratogeno del
piede, infatti il cercine coronario
presenta le papille dermiche da cui viene
prodotto il corno tubulare della parete cornea.
Una lesione di quest’organo si ripercuote
sulla possibilità di crescita dello zoccolo che
in certi casi ne può risultare compromessa.
Il grado di contaminazione di una ferita
in termini di sporcizia e di coinvolgimento di
strutture profonde è un fattore fondamentale da
non sottovalutare per valutare il trattamento
corretto e spesso questa valutazione è
difficile da compiere e richiede il parere di un
veterinario. Le ferite del cercine coronario che
si accompagnano a perdite di sostanza a livello
della parete cornea dello zoccolo sono da
ritenere sempre ferite gravi che richiedono un
intervento urgente del veterinario e devono
essere trattate prontamente.
3
Ferite del cercine coronario con
avulsione parziale della parete cornea.
Il primo cavallo manifesta una zoppia grave e la
parete cornea dorsale è instabile. Il
coinvolgimento del cercine coronario rende
questa ferita potenzialmente grave per la
possibile alterazione nella crescita dello
zoccolo.
In questo caso la parete cornea
dorsale viene stabilizzata e non rimossa
utilizzando un sistema di fissazione con viti e
placche di acciaio.
Nel
secondo caso si osserva una avulsione di gran
parte della parete cornea e un interessamento
dei tessuti profondi del piede. Questo cavallo
presentava anche una contaminazione articolare
ed è stato trattato con bendaggi sterili,
antibiotici e gesso per un mese
Terapia d’urgenza:
1.
DETERGERE abbondantemente la parte con acqua
pulita fino a eliminare tutti i detriti (terra,
corpi estranei vegetali) visibili e DISINFETTARE
con acqua eventualmente diluita con Amuchina o
altri disinfettanti a nostra disposizione. Non
utilizzare mai sui tessuti esposti l’acqua
ossigenata per il forte potere ossidativo che
possiede.
2.
TAMPONARE l’eventuale emorragia con tessuto
non tessuto pulito, garze sterili o in mancanza
di altro un asciugamano pulito.
3.
Applicazione eventuale di un ANTISETTICO
se l’emorragia è sotto controllo come il
Nitrato d’Argento (AGIPIU-VET), le pomate a
base di antibiotici, la polvere antibiotica di
neomicina (IZOASPERSORIO, STREPTOSIL) .
4.
In presenza di tessuto corneo mobile
evitare il più possibile di asportare porzioni
di parete cornea in assenza del veterinario
poiché eventuali difetti del corno possono
impiegare molti mesi ad essere ricostruiti dal
cercine coronario del piede.
5.
Applicazione successiva di un BENDAGGIO
protettivo, possibilmente con garze sterili a
contatto con la ferita. Il bendaggio del piede
deve essere rinforzato con una scarpetta o con
diversi starti di cerotto americano che
avvolgono il piede e la suola completamente.
!!!!Prestare
particolare attenzione, come già specificato in
precedenza, quando si manipola l’animale nel
tentativo di osservare la ferita per valutarne
la gravità: cavalli che normalmente sono di
indole buona possono reagire bruscamente quando
sono impauriti e provano dolore. Inizialmente,
è necessaria solo una veloce valutazione della
ferita per determinare se è necessario
l’immediato intervento del veterinario. I
motivi per cui cercare assistenza immediatamente
sono l’eccessivo sanguinamento, una
contaminazione grave, la presenza di un corpo
estraneo infisso nella ferita, marcata zoppia
(con mancato appoggio), ferite molto profonde,
perdita di tessuto, tessuto corneo della parete
mobile, esposizione di parti ossee,
coinvolgimento dei tendini o articolazioni,
sensazione di zampa ciondolante o instabile.
b.
FERITE PENETRANTI DEL PIEDE (Ferite della suola)
4. Preparato anatomico in cui
si osserva la struttura anatomica della suola e
disegno della disposizione degli strati della
parete cornea dello zoccolo. Gran parte della
suola è costituita del fettone, la parte
relativamente morbida attraverso cui si
realizzano la gran parte delle ferite penetranti
soleari
Il piede del cavallo è una complessa unità strutturale in cui un derma
ed un epidermide modificati costituiscono una
resistente scatola cornea capace di proteggere
le sottostanti strutture ossee, tendinee,
sinoviali e vascolari. Le ferite penetranti
della superficie soleare rappresentano un
problema comune nelle pratica clinica.
Le ferite penetranti da punta, che coinvolgono la suola, sono
estremamente comuni tra i traumi che possiamo
riscontrare nell’equitazione di campagna. Di
solito si manifestano con una zoppia acutissima;
il cavallo non appoggia più il piede a terra
improvvisamente se non a livello della punta
dello zoccolo, senza una causa apparente
riconducibile ad un trauma. La struttura che
favorisce la penetrazione di un chiodo è di
solito il fettone per la sua natura elastica e
la consistenza relativamente morbida rispetto
alla restante parte della suola. Le ferite che coinvolgono la suola possono provocare
un trauma alle strutture profonde endoungueali.
Devono
essere considerati con estrema serietà le
ferite del terzo caudale del fettone, in
relazione alla lunghezza del chiodo e della
direzione di penetrazione dello stesso, per il
possibile interessamento di strutture vitali del
piede (tra cui il tendine flessore profondo
delle falangi, la borsa navicolare, l’osso
navicolare
e l’articolazione interfalangea
distale). A causa della natura elastica del fettone, il
tragitto d’entrata del corpo estraneo tende a
chiudersi immediatamente, lasciando
l’infezione veicolata dal corpo estraneo in
profondità
La gravità della zoppia è variabile, in
relazione alle strutture anatomiche coinvolte.
Nell’immediato la claudicazione è sempre
molto grave ma con l’allontanamento del chiodo
e un trattamento idoneo questa deve risolversi
nel giro di 24 ore. Nel caso
dell’interessamento di strutture sinoviali
profonde la zoppia permane grave con
un’impossibilità ad appoggiare i talloni
a causa del mancato drenaggio sinoviale. I
soggetti che hanno subito una nevrectomia
chirurgica tendono a presentare i quadri clinici
più drammatici per la relativa insensibilità
di questa regione.
5.
Ferita penetrante del piede in una fattrice.
Questa cavalla mostra una ferita penetrante
esito dell’entrata di un chiodo nel terzo
medio del fettone. Nonostante le terapie la
cavalla ha sviluppato un’osteomielite
dell’osso navicolare. Nel disegno viene
schematizzata la direzione e la profondità di
penetrazione del chiodo.
Considerazioni
pratiche: Il
fatto che le strutture anatomiche del piede
siano contenute in una scatola cornea rende
tutte le procedure terapeutiche più complicate.
Il piede è sempre contaminato da sporcizia e
feci ed è presenta una flora microbica mista in
cui oltre a germi aerobi ritroviamo anche germi
anaerobi. Le possibili conseguenze di una ferita
penetrante soleare sono in relazione alla
profondità ed alla direzione del chiodo:
Coinvolgimento
del derma soleare- ascesso subsoleare; Coinvolgimento
del cuscinetto digitale- pododermatite,
ascesso dei bulbi dei talloni, chiovardo; Punture
entro la terza falange- osteite settica,
fratture, sequestro osseo; Punture nel terzo
medio del fettone- necrosi del tendine
flessore profondo, sepsi borsa navicolare, sepsi
dell’articolazione interfalangea distale,
sepsi della guaina digitale
Terapia
d’urgenza:
RIMUOVERE
IL CHIODO DALLA SUOLA cercando di memorizzare
direzione e profondità oltre che la sede di
infissione
NON
RIMUOVERE IL FERRO, fornisce una protezione alla
suola che è indolenzita
PULIRE
il più possibile il piede eventualmente con un
coltello inglese e mettere un bendaggio al
piede. Si deve posizionare un primo strato
assorbente (Animalintex; Robinson) a contatto
con la suola e uno strato esterno impermeabile
con del cerotto americano.
INTERROMPERE
il trekking e cercare di portare il cavallo al
campo base per trasportarlo in scuderia e per
una valutazione veterinaria. Se disponibile
contattare il veterinario per somministrare un
antibiotico di copertura generale e verificare
la correttezza della vaccinazione antitetanica.
L’approccio
a questi traumi dovrebbe essere guidato dalla
regola che anche la più innocua ferita soleare
in un punto critico può essere grave anche se
nella gran parte
dei casi il decorso è ottimo.
Nell’immediato è consigliato eseguire
un’attenta ispezione della suola dopo che il piede è stato pulito e lavato
con soluzione iodata diluita, se disponibile.
!!!Il
veterinario utilizzando una tecnica asettica
introdurrà uno specillo nella ferita per
valutarne profondità e direzione. In questa
fase può essere utile eseguire un blocco
abassiale sesamoideo. Un esame radiografico
del piede, eventualmente con la sonda inserita,
è utile per valutare la vicinanza con strutture
ossee. L’esecuzione di un fistulogramma
è consigliata ogni volta che si sospetta una
sepsi sinoviale. In presenta di casi clinici
cronici è possibile che il tragitto soleare sia
chiuso o difficile da individuare. In questa
situazione si dovrebbe sempre procedere
all’esecuzione di una sinoviocentesi di
tutte le cavità sinoviali del piede. Il liquido
sinoviale raccolto potrà essere diviso in due
quote, una posta in EDTA per il conteggio dei
Globuli Bianchi e la misurazione delle
Proteine Totali e l’altra conservata in un
terreno di trasporto per gli esami colturali
e l’antibiogramma. Una piccola quota può
essere posta su di un vetrino e guardata
immediatamente al microscopio dopo colorazione
di Gram.
Il
trattamento corretto per ogni ferita penetrante
dipende dalle strutture coinvolte. Nella maggior
parte dei casi una resezione radicale dei
tessuti soleari infetti fino all’esposizione
del derma soleare sano è efficace. La ferita
sarà lavata con soluzione fisiologica sterile
iodata diluita. La suola dovrà essere protetta
con un adeguato bendaggio impermeabile fino a
guarigione del difetto. Nei casi in cui si
rileva una sepsi sinoviale è indicata
l’esecuzione, il più presto possibile, di un
lavaggio della cavità sinoviale coinvolta,
preferibilmente in anestesia generale,
impiegando una tecnica endoscopica (bursoscopia,
tenoscopia,..). In tutti i casi dovrebbe essere
istituita una terapia antibiotica sistemica a
largo spettro per almeno 10 giorni, spesso
accompagnata da una perfusione regionale per
aumentare la possibilità di successo in tutti i
casi di sepsi sinoviale. Il regime antibiotico
verrà modificato in funzione dei risultati
della coltura. La somministrazione di analgesici
non steroidei dovrebbe essere mantenuta ai
dosaggi più bassi possibili, poiché il grado
di zoppia al passo è un utile monitoraggio per
valutare il successo od il fallimento
terapeutico.
Andrea Bertuglia
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