BISONTI
LIBERI NELLA FORESTA BIANCA
Bialowieza:
la foresta bianca, vergine muta e stravolta
dalle umane vicissitudini, attualmente si trova
al confine tra Polonia e Bielorussia. E’ un
posto incantato dove l'immaginazione aiutata da
fruscii di alberi centenari mossi dal vento e
dai riflessi di uccelli che volano nell'acqua
sgelata dei canali che la attraversano permette
di sognare come poteva essere l'Europa prima che
l'uomo avesse bisogno di addomesticarla e
trasformarla. Questo posto apparentemente
selvaggio e distante dalla storia e dalla
politica è rimasto nei secoli coinvolto nelle
avventure umane incomprensibili o prevedibili
per gli alberi che la popolano che sono rimasti
silenziosi a guardare l'andirivieni e il destino
degli uomini che qui si sono succeduti vestiti
con uniformi di diversi colori, vittoriosi,
sconfitti, alla macchia.
Il
sottobosco è rado ed è facile camminare al di
fuori dei sentieri facendo la dovuta attenzione
agli acquitrini e alle sabbie mobili che si
possono incontrare. Fino al XIV secolo per
attraversare l'Europa centrale si viaggiava
lungo i sentieri che costeggiavano i fiumi e
strade e ponti sono arrivati solo più tardi.
Nel XIV secolo la foresta era una riserva di
caccia mentre nel secolo successivo il re
Ladislao II di Polonia ne divenne proprietario e
la utilizzò per rifocillare i suoi uomini in
marcia verso la battaglia di Grunwald,
l‘ultimo grande scontro tra cavallerie
feudali. Pare che si coricò a riposare sotto
una quercia che è ancora in ottima salute ed è
chiamata la quercia di Jagiello. Se l’Ent che
pascola questi alberi avesse voglia di parlare
...
Il
primo atto legislativo a protezione di
Bialowieza risale al 1538 quando il re
Sigismondo il Vecchio istituì la pena di morte
per i bracconieri di bisonti e la foresta diventò
riserva di caccia a partire da due anni dopo.
Nel
1639 il re Ladislao IV Vasa emise un editto con
cui liberò tutti i contadini del territorio di
Bialowieza in cambio che proteggessero la
foresta e diventassero cacciatori di bisonti per
conto del re. Solo loro avevano libero accesso
alla foresta e riportavano storie al limite
della leggenda sugli incontri che vi si potevano
fare. In questo periodo il territorio di
Bialowieza divenne un mito per chi non ci poteva
entrare e raccoglieva informazioni dai pochi che
ne avevano il permesso. Chi lo aveva tornava con
i racconti più inverosimili che servivano per
giustificare errori o per mettere mistero su
questo posto sempre più incantato. Di questi
tempi in cui tutto quello che va al di là della
scienza è considerato impossibile anche i diari
delle guardie di quel periodo vengono
confrontati con la visione oggettiva e le
notizie fuori dall’ordinario vengono
considerate frutto dell’immaginazione di chi
prendeva le note.
Dopo
le Spartizioni della Polonia lo zar Paolo I
riportò gli abitanti di Bialowieza alle
condizioni di servi della gleba e divise il
territorio tra aristocratici e ufficiali con cui
doveva ingraziarsi lasciandola nelle loro mani.
In questo periodo un gran numero di cacciatori
ebbe libero accesso e la popolazione di bisonti
ne risultò decimata. Lo zar Alessandro I
reintrodusse la riserva di caccia: " solo
lo zar può uccidere i bisonti" e la
popolazione di bovini selvatici tornò a numeri
accettabili. Lo zar Alessandro II, ancora più
geloso, ordinò agli abitanti della zona di
uccidere indiscriminatamente tutti i predatori
presenti e così scomparvero da qui il lupo
l'orso e la lince. Non voleva spartire neanche
con loro il suo tesoro. Eppure da queste parti
si dice ancora che se un orso e un bisonte si
incontrano la battaglia dura una settimana e
..povero orso!
I
lupi e le linci sono tornati ma l’ultimo orso
è stato ucciso nel 1872 e da allora non se ne
sono più visti.
Nel
1915 la foresta venne occupata dall'esercito
tedesco. Cominciò un'intensa caccia a qualsiasi
cosa viva. Nonostante il divieto impartito a
partire dal 25 settembre soldati tedeschi
bracconieri polacchi e predoni sovietici
sterminarono i bisonti e l'ultimo venne ucciso
nel gennaio 1919, appena un mese prima che
l'esercito polacco riconquistasse il territorio
di Bialowieza e istituisse il parco nazionale.
Negli anni successivi si cercò di riportarli in
libertà dagli zoo e nel 1939 ce n'erano di
nuovo 16. Proprio in quest'anno la popolazione
locale di origine polacca venne deportata in
Siberia per lasciare posto a lavoratori
sovietici che nel 1941 vennero a loro volta
deportati a seguito dell'invasione nazista. Da
quel momento la foresta divenne rifugio di
partigiani polacchi e sovietici e si
succedettero diverse esecuzioni di massa atte a
convincere le popolazioni locali a non aiutare
la resistenza. In questo periodo non furono
direttamente i bisonti a risentire della
discordia tra i potenti perché i tedeschi
avevano in mente di costruire qui la più grande
riserva di caccia del mondo ma nel 1944 vennero
scacciati a loro volta dall'Armata Rossa.
Dal
1947 la parte di foresta entro i confini della
Polonia è tornata ad essere Parco Nazionale,
mentre la parte Bielorussa che ai tempi
rientrava nei confini dell'URSS è protetta solo
a partire dal 1991 ma non è Parco Nazionale.
Nel
1992 la foresta è diventata Patrimonio
dell’Umanità per l’UNESCO e dall’anno
successivo è stata riconosciuta come Riserva
della Biosfera. Non è la foresta più vecchia,
quelle si trovano più a sudest ed è da lì che
arrivano i bisonti, ma è tra quelle che si sono
conservate selvagge per più lungo tempo.In
Polonia il parco copre una superficie di circa
cento chilometri quadrati entro i confini della
quale c’è la riserva speciale, dove si può
entrare solo accompagnati e dove solo gli
studiosi hanno libero accesso. In questa zona si
trovano gli alberi più vecchi e ci sono querce
con diametro superiore al metro.
C'è
una parte del parco dove sono rinchiusi alcuni
esemplari degli animali che si trovano
normalmente nel parco in modo da dare la
possibilità a chi viene di vederli anche se non
ha tempo di andarseli a cercare. In questo modo
si evita anche che i turisti che vengono qui si
aggirino al di fuori dei sentieri inseguendo gli
animali selvatici stressandoli inutilmente.
In
queste terre pascolava fino a fine Ottocento il
tarpan che è una delle tre sottospecie di
cavallo primitivo da cui è stato selezionato il
cavallo domestico. I soggetti più docili
venivano utilizzati talvolta per fare vari
lavori agricoli ma in linea di massima non
potevano essere cavalcati. Alcuni esemplari
venivano incrociati con i cavalli domestici per
aumentarne la resistenza. Finiti i secoli della
cavalleria feudale è cambiato il modo di fare
guerra con i cavalli e i tarpan non servivano più
a nessuno, l’attenzione dell’uomo nei loro
confronti è andata via via scemando e nel giro
di poco tempo sono arrivati a estinguersi, ma a
partire dagli anni '30 si è cercato d
ricostruire questa antica razza reincrociando
quei soggetti domestici che ne portavano
l'eredità. Questi esemplari sono stati
reintrodotti a Bialowieza e adesso ne esistono
dei branchi che sono tornati nell’ultimo luogo
dove hanno vissuto liberi.
Nella
parte esterna alla riserva ci sono oltre 400 km
di sentieri dove ci si può muovere liberamente
e dove è possibile incontrare molti animali
selvatici oltre ai tarpan tra cui i bisonti
liberi che adesso tra Polonia e Bielorussia
a Bialowieza sono più di cinquecento. È
sempre meglio non avvicinarsi troppo per non
disturbarli, ma ci sono alcune radure dove si
ritrovano di frequente.
In
Europa esistevano due specie di bisonte: Bison
bison L. che viveva nelle pianure e si è
estinto e Bison bonasus L. che sopporta
meglio la vita nella foresta. Anche lui se
potesse preferirebbe muoversi nelle pianure ma
nella foresta è più tranquillo. È leggermente
più grande del bisonte americano, può anche
arrivare a due metri di altezza al garrese ci
sono maschi adulti che arrivano a più di tre
metri di lunghezza. Nonostante la grande mole si
muove quasi leggiadro tra gli ostacoli della
foresta e nonostante gli alberi e le asperità
del terreno può arrivare a correre ai cinquanta
sessanta chilometri orari.
Quando
è morto l’ultimo bisonte libero in Europa, in
tutto il mondo ne esistevano ancora 54 individui
rinchiusi negli zoo. L’80% dei bisonti attuali
è discendente di una sola coppia e tutti di
soli 12 individui. Per differenziare il più
possibile le scarse informazioni genetiche sono
stati formati dei gruppi indipendenti ma alcuni
dicono che le informazioni genetiche erano
insufficienti al moltiplicarsi della specie e
che tra pochi anni il bisonte si estinguerà
definitivamente nonostante tutti gli sforzi
fatti finora. In America sono stati fatti degli
incroci tra il bisonte e la vacca ottenendo dei
bufali fertili. La progenie di questi
reincrociata ripetutamente con i bisonti
dovrebbe arricchire il genoma troppo monotono
attuale. Anche a Bialowieza l’istituto di
genetica conta su questo espediente per dare più
possibilità alle popolazioni locali.
Il
bisonte è un animale talmente possente
nonostante la sua placidità da poter sembrare
leggendario e ci sono delle situazioni in cui,
contro ogni possibile previsione, ha dato prova
di questa sua natura fuori dell’ordinario.
Quando
nella prima guerra mondiale vennero costruiti
nella foresta oltre duecento chilometri di
ferrovia, capitò che un bisonte di ottocento chili
vedendo arrivare verso di lui un treno caricò
la locomotiva che pesava settantadue tonnellate
e il macchinista non fece in tempo a frenare.
Nell’impeto dello scontro il bisonte morì
volando a venti metri di distanza ma la
locomotiva ne risultò distrutta e il treno
deragliò di venti centimetri.
Durante
la guerra sono stati spostati i confini della
riserva e anche se loro non lo sanno ci sono
bisonti polacchi e altri bielorussi. Quando si
è trattato di spostarli nelle rispettive patrie
sono stati fatti passare da un cancello che
attraversava una recinzione alta due metri. Un
maschio particolarmente selvaggio non ne ha
voluto sapere ma trovatosi solo quando tutti gli
altri erano ormai dall’altra parte li ha
raggiunti scavalcando la recinzione con un
balzo.
Sono
storie vere che vanno al di là
dell’immaginazione più ancora di tante
leggende e che vanno a confermare il grande
prestigio che può aver avuto la presenza dei
bisonti in questi territori non solo per i re
polacchi e gli zar che sono stati proprietari
della foresta ma anche per gli abitanti dei
villaggi che dalla foresta hanno sempre tratto
il loro sostentamento. I villaggi si trovano
nelle grandi radure e la gente che ci vive è
fiera della foresta e del bisonte che in essa
vive ma lo ammirano e lo temono allo stesso
tempo per la sua mole e potenza.
Il
bisonte è un animale coraggioso ma pacifico e
in genere se non ne ha bisogno si avvicina
raramente alle zone più frequentate dall’uomo
ma a fine inverno quando la neve ghiacciata
continua insistentemente a coprire i pascoli
capita che vada a cercare ristoro nei fienili.
In questo periodo per evitare queste incursioni
il personale del parco porta loro da mangiare in
apposite mangiatoie lontane dai centri abitati e
dalle strade. È una forzatura che si è dovuta
attuare per evitare che i villaggi si
spopolassero ulteriormente anche se in natura il
bisonte riuscirebbe comunque a trovare ciò di
cui ha bisogno.
Da
quando veniva il re la gente del posto è
abituata ai turisti che comunque sono diversi da
quelli delle grandi città. I grandi alberghi
organizzano convegni e grosse conferenze per far
venire gente da fuori. In genere gli esperti
invitati a queste conferenze non vengono portati
alla cena di rappresentanza in locali chic, ma
accompagnati in slitta o in carrozza a mangiare
nel bosco.
Gli
stranieri che arrivano d'estate hanno poi
passioni diverse, c'è quello che parte alle tre
di notte per vedere i primi uccelli all'alba e
l’altro che parte al tramonto oltre a chi fa
la passeggiata di due ore a mezzogiorno.
Alcuni
arrivano super organizzati con un elenco di cose
che vogliono vedere o fare in un certo tempo in
ordine di priorità e si cerca di accontentarli,
altri arrivano e vogliono vedere qualsiasi cosa
la guida gli faccia vedere.
Ci
sono 120 guide del parco che parlano diverse
lingue, i requisiti per diventarlo sono la
licenza superiore e la licenza di guida di parco
nazionale che si ottiene con la frequenza
obbligatoria a un corso di trecento ore
organizzato dal parco e il superamento
dell'esame statale successivo. Ogni anno è
obbligatorio l'aggiornamento per chi vuole
continuare a farlo l'anno successivo.
Relativamente
al turismo nel parco ci sono due diversi filoni
di pensiero: c'è chi vuole che nessuno ci entri
per non distruggerlo e chi dice che un posto per
essere difeso deve essere prima conosciuto. Il
compito del parco oltre alla protezione è di
educare la gente a riconoscere le differenze.
In
seguito a questa diatriba qualcuno si è preso
la briga di valutare quanti danni può fare un
turista che percorre i sentieri rispetto a uno
studioso che si muove libero nella zona di
massima protezione. Anche se i turisti sono
circa duecentomila all'anno e gli studiosi solo
quaranta stabili e una sessantina che vanno e
vengono, sono loro a intaccare di più la
foresta. Cosa si vorrebbe ottenere allora
decidendo di chiudere l'accesso ai turisti?
Queste storie ce le ha
raccontate davanti ad una tazza di caffè il
Reverendo Mieczyslaw Piotroski, responsabile
delle guide del parco il ventiquattro febbraio.
Avevamo dormito in ostello e ci eravamo
svegliati presto per andare a cercare i bisonti,
lui quella mattina faceva il suo turno alla
reception dell’ostello e non c’era nessun
altro oltre a noi. Gli abbiamo chiesto tante
cose e lui è stato lì con noi a rispondere
anche se avrebbe dovuto incollare le sedie del
refettorio che cigolavano un po’. Le ha
aggiustate quando siamo andati via dopo averci
spiegato come trovare quello che cercavamo.
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Camino che fuma sul limitare della foresta: è da una settimana che nevica tutti i giorni e non si vede più in là della punta del naso. Tornando a casa al tramonto le nubi si alzano e in questa radura a cinque minuti a piedi dal confine con la Bielorussia scopriamo che qualcuno ha acceso un camino. Sembrava che non ci fosse nessuno oltre alle guardie di frontiera e invece si sentono dei bambini che giocano e un cane che abbaia. |
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Bisonte: è strano incontrare un bisonte nella foresta, sebbene lo stessimo cercando da due giorni è un incontro speciale, vuole solo starsene in pace e per questo si rifugia nella foresta. Noi siamo andati a disturbarlo capitandogli davanti proprio mentre ruminava sereno seduto nella neve. Ci ha guardati severo per un istante e se n'è andato. Il mattino dopo siamo tornati lì sperando che tornasse. Nevicava fitto, forse per quello o forse perché sentiva il nostro odore non è arrivato. Sarà suggestione o chissà che cosa è, ma mentre eravamo fermi da due ore lì sotto la neve che cadeva non abbiamo avuto freddo neanche per un momento. |
Paola
Giacomini
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