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"La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte
Ora la via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa"
J.R.R. Tolkien |
La
mulattiera contro la montagna che va da
Novaretto a Caprie in un paio di chilometri
passando per Colomba e Giardini è bellissima
sotto le stelle, anche senza luna.
Tutti i sabati sera Mauro, ultimo trapper della
val Sangone, và alla trattoria del Lago di
Novaretto a scacciare la malinconia e lì dopo
cena si fuma la pipa fuori dalla porta
curiosando, affascinato come sempre, nelle
storie di chi è vicino a lui.
Una sera di quest’inverno l’ho raggiunto lì
a cavallo e qualcuno mi ha chiesto quanti
chilometri ci fossero da casa mia a lì.
Passando da Colomba sono circa due chilometri ma
se si fa il giro da Campambiardo sono dodici,
dal Colombardo ventiquattro e nessuno vieta di
passare per Pechino andata e ritorno e allora le
miglia non si contano più.
La
settimana dopo sono partita da Ventimiglia a
cavallo per accompagnare a Lourdes una
pellegrina. Il nostro itinerario è stato di
1063 km ma quante altre possibilità ci sono? La
Francia è grande e tantissime sono le strade
che si possono percorrere a cavallo senza
fastidi di traffico anche se sull’asfalto e
tante sono le vie antiche o meno che permettono
di raggiungere quasi di nascosto città distanti
oltre 200 km.
Da
Ventimiglia a Lourdes si attraversa il Sud della
Francia passando per regioni differenti che ogni
giorno fanno scivolare il viaggiatore a cavallo
incredulo in uno scenario sempre nuovo con le
sue strade i suoi incontri il suo tempo, sempre
più vicino alla meta. Le regioni attraversate
sono: l’entroterra
di Nizza, il Verdun, la Provenza, le Alpilles,
la valle del Rodano, la Camargue, Mompellier, i
paesi catari, l’Aude,
l’Ariege
e l’Hautes
Pyrenèes.
Si può
benissimo inventare un itinerario così lungo
partendo a caso ma è meglio trovare nella
cartina i passaggi segreti per attraversare
rapidamente e al sicuro dalla civiltà territori
diversi sfruttandone la geografia per avere la
meta sempre davanti, ridurre al minimo i
dislivelli e trovare posti dove fermarsi al
sicuro con tutto quello che serve alle persone e
ai cavalli. Di solito, più è selvaggio il
territorio e più è facile incontrare l’indispensabile
tralasciando il superfluo scintillante e inutile
che, quando presente, appesantisce soltanto la
progressione. Questo percorso è nato così:
guardando la cartina e nello stesso modo si
possono costruire tutti gli altri possibili per
raggiungere qualsiasi destinazione. Ovviamente
se non si ha una meta tutto il discorso che
segue è inutile.
MATERIALI
E METODI
Sulla
cartina si scelgono varie alternative per andare
in una certa direzione. In genere una carta
stradale in scala 1:1 000 000 è l’ideale
per rendersi conto a grandi linee degli ostacoli
da superare e dei corridoi da seguire per
raggiungere l’obiettivo:
se autostrade, strade nazionali, ferrovie o
fiumi sono nella stessa direzione della
progressione, occorre trovare un percorso
parallelo, se invece la attraversa, bisogna
trovare i passaggi in cui è possibile andare al
di là di queste grandi direttrici: ponti,
sottopassi, cavalcavia a cui bisogna mirare già
da lontano per non trovarsi a costeggiare un’autostrada
sul bordo di una strada nazionale molto
trafficata sperando di trovare prima o poi un
sistema per respirare un po‘
di ossigeno.
Le città sono un ostacolo speciale: non sono
terreno ideale per i cavalli, ma a volte è
necessario entrarci magari perché l’unico
ponte per attraversare un certo fiume è proprio
in centro o perché la via d’acqua
che si sta costeggiando le attraversa o anche
perché la città stessa può essere la meta. Da
fuori sembrano quasi sempre peggio di quello che
sono da dentro e anche loro hanno un fascino
nell’insieme
del viaggio inoltre capita che, chiedendo alla
gente del posto, qualcuno sappia indicare il
sistema per superarle senza subire troppo
traffico e a volte queste vie nascoste
permettono di arrivare con i cavalli a
raggiungerne il cuore e a sentirlo battere senza
che lei se ne accorga.
Su carte in scala inferiore si valutano i
dislivelli e ci si assicura della presenza di
sentieri. Ovviamente non è possibile partire
per un viaggio così lungo contando di
orientarsi su delle carte 1: 25 000 che, per
quanto dettagliate, sono un ingombro e un peso.
In Francia le carte IGN 1: 100 000 sono un
ottimo compromesso per il buon dettaglio e il
grande territorio descritto in ogni carta, ma se
non si devono superare ostacoli troppo
complicati sono sufficienti quelle 1: 250 000
con l’obbligo
in ogni caso di tenere in
gran considerazione le indicazioni che
possono venire fornite dalla gente del posto.
Qualsiasi sia la scala della cartina che si ha a
disposizione, azzarderei un altro strumento un
po’
incosciente e sicuramente soggettivo ma spesso
inesplicabilmente indispensabile: il naso. Non
so se vi è mai capitato di prendere una strada
sbagliata e di sentire dopo pochi metri un
cattivo odore o al contrario di aver scelto
quella giusta guidati da un profumo. L’unico
difetto di questo strumento è che è molto
legato allo stato d’animo
e funziona solo quando si è proprio sereni e
attenti.
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per affrontare un viaggio di questo genere occorre avere un buon equipaggiamento per essere in grado di superare ogni disagio con il massimo del comfort sia per il cavallo che per il cavaliere.
Il Sud della Francia in direzione dei Pirenei all'inizio di aprile richiede anche a bassa quota le stesse attenzioni che vengono abitualmente osservate in alta montagna.
La termoriflettente nelle brevi pause delle giornate ventose contro i Pirenei al disgelo è fondamentale per la buona salute dei cavalli. |
ESEMPIO
PRATICO
Dietro
al mare
Il primo
ostacolo da superare partendo da Ventimiglia è
l’elevata
urbanizzazione del litorale, occorre quindi
nascondersi nelle montagne dell’entroterra
che sono percorse in tutte le direzioni da piste
forestali comode e ombreggiate. Noi siamo
passate da St Agnes, L’Escarene,
Coaraze, Levens, sono due giorni incantevoli di
creste e colli selvaggi ma curati da mani
invisibili all’ombra
del profumo di mare.
Da Levens c’è un sentiero che raggiunge il plan d’eau
sul Var direttamente ma ci è stato sconsigliato
e non mi sono azzardata a provarlo, sebbene
nelle tappe successive altre voci abbiano
confermato che era fattibile a cavallo. Non
sapendo ci siamo dirette a La Roquette sur Var e
tutto su asfalto siamo scese in fondo alla valle
per superare il fiume dal ponte Charles Albert e
inerpicarci a Gillette tramite una mulattiera
taglia tornanti poco agevole ma fattibile.
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avvinghiate al mare tra Ventimiglia e Nizza ci sono montagne avventurose dove "dietro una curva incontrar potremmo d'improvviso un albero o un grosso sasso che nessuno oltre a noi ha visto" |
Vie
scavate dai fiumi
Da
Gillette c’è un sentiero che permette di raggiungere
Collebelle, ma se dovessi consigliare qualcuno
che deve rifare quella strada, gli direi di fare
l’asfalto
rimanendo in quota fino alla pista forestale del
pont de la Cerise che si addentra in sicurezza
nelle spettacolari gorges de l’Esteron
e lo supera con un ponte antico e favoloso. L’obiettivo
era appunto l’Esteron
che volevamo costeggiare perché è esattamente
in direzione est ovest, come il Verdun che
abbiamo inseguito dopo St Auban.
Il canal du Vegay è un percorso equitabile in
ottime condizioni parallelo all’Esteron
ma nel nostro caso non era praticabile per l’innevamento
(per fortuna c’è
sempre un piano B: la strada dipartimentale che
costeggia il fiume fino a Roquesteron è
tranquilla e spettacolare e ci ha permesso di
non doverci inventare scomode inversioni di
marcia alternative). Nel Verdun era la GR4 la
strada che doveva portarci verso Ovest e che
atteaversa appesa sulle montagne tutto il parco
regionale raggiungendo la Provenza. Seguendo
questo percorso bisogna attraversare la Durance
al Pont de Manosque che è molto trafficato
perché in corrispondenza di un’uscita
autostradale. In estate o in pieno inverno
sarebbe possibile guadare a cavallo la Durance
poco più a sud, ma durante il disgelo no e così
abbiamo attraversato il fiume e l’autostrada
in mezzo a camion e TIR con due sante cavalle
che non hanno
fatto una piega.
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piste feroci e meravigliosi altipiani e un torrente che insegna la via e Jacques che ci accoglie come se ci aspettasse e ci insegna la strada di domani.
Ogni giorno. E un giorno dietro l'altro si fa tanta strada. |
Luberon
e Alpilles
Il
giorno dopo si abbandona la GR4 per montare
dolcemente in sella al Luberon dove manca
l’acqua, ma questa volta per fortuna pioveva e
nelle borracce è anche avanzata. Nell’aria
umida della pioggerellina primaverile i profumi
di timo e rosmarino erano ancora più penetranti
e nel fresco sembrava di respirare la Provenza
mischiata all’odore dei cavalli. La salita è
comunque consigliabile anche a chi, dovendo
percorrere un lungo viaggio cerchi di evitare i
dislivelli. Prima di tutto perché a sud della
Durance in quel tratto ci sono molti grandi
paesi e le strade sono quindi più trafficate e
soprattutto perché è proprio bello.
Oltre il Petit Luberon
bisogna di nuovo passare la Durance e il ponte
è dopo Merindol in direzione di Mallemorte e
porta in una regione ancora diversa: quella
delle Alpilles dove si cominciano a seguire i
segnali del cammino di Santiago che, attraverso
Eyguyeres, Aureille, Maussane les Alpilles e
Fontvieille porta a superare il Rodano ad Arles
dal ponte Trinquetaille. Da Fontvieille per
arrivare in città conviene lasciare la strada
dell’acquedotto
romano, dove porterebbe il cammino di Santiago,
e prendere il chemin de ferre del trenino delle
Alpilles fino al canal d’Arles, costeggiarlo fino al ponte in
corrispondenza delle Arènes e attraversare la
città dal centro, in questo modo l’unico
semaforo è quello del ponte sul Rodano e si
passa dal centro storico dove il suono degli
zoccoli dei cavalli fa da macchina del tempo
facendo battere il cuore per un momento come
mille anni fa.
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strade di pietra. Piste di terra.
Salite nel fango e la via ferrata del piccolo trenino delle alpilles ci portano a Ovest, verso il tramonto e la tempesta.
Prima di partire Robie mi ha messa in guardia: "se passi da lì vai a finire dritta al kuore di Arles, vai tranquilla ma bada di sentire se arriva il treno
perché devi poi toglierti in tempo".
Abbiamo percorso quei 10 kilometri volando con il cuore un po'
stretto, anche perché a destra e a sinistra dei binari c'era una bella scarpata assolutamente poco attraente per due equini, ma il treno non è passato e ripensando al ghigno nei suoi occhi e all'erba tra le traversine, mi sono accorta che Robie, come al solito, scherzava. |
Canali
e via Domitia
Arles è
Camargue, aria dura e gentile, gente di cavalli
e di taureaux anche in città. Da qui si
ricomincia a seguire le conchiglie di Santiago
che portano alla chetichella fuori dalla città
fino a St Gilles in mezzo alle tamerici, al riso
e ai pascoli, fenicotteri dappertutto.
All’entrata
di Saint Gilles, passato il ponte sul petit
Rhone passa il canale dal Rodano a Sete,
costeggiando il quale si attraversa la Camargue
occidentale passando per Aigues Mortes e si
supera Monpellier.
È
meglio abbandonare il canale prima di
raggiungere Sete in corrispondenza della
Montagne de la Gardiole da superare per
raggiungere Meze dove si incrocia la Via Domitia,
l’antica via romana di collegamento tra St
Gilles e Narbonne. È ancora lì dov’era
allora ed è tutta diritta, da una collina
all’altra fondovalle e cresta e poi di nuovo.
Noi l’abbiamo lasciata all’altezza di
Beziers per cominciare a costeggiare il canal du
Midi che punta in direzione Ovest fino a Tolosa.
Lungo il canale il cammino prosegue in piano e
all’ombra dei platani al ritmo degli zoccoli
che danno ritmo ai giorni e musica ai sogni. Non
è la via più breve perché fa molte curve, ma
solo in pochi tratti conviene tagliarle perché
è il percorso più sereno e silenzioso per
attraversare questa regione. Ouveillan, Homps,
Carcassonne, Bram. Dietro il casello
dell’autostrada che si supera a est arrivando
in fondo al borgo di Bram, si punta direttamente
a sud per arrivare a Caissagne su sentieri
precisi e puliti e da lì l’obiettivo è l’Ariege.
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la Via prevede che il terreno sia morbido per i cavalli, che ci sia spazio per il loro passaggio, che la direzione generale punti a Lourdes con le minime deviazioni possibili e che Anna abbia ogni sera un tetto sopra la testa.
Dall'inizio alla fine il viaggio è sempre la stessa cosa: andare avanti su questo nastro continuo dove ci ricordiamo di cosa abbiamo visto e non sappiamo cosa vedremo.
Intanto il mondo intorno si trasforma e i compagni di viaggio sono a volte i più inverosimili. |
Ariege
Colline
e pascoli e
non una chiesa aperta per andare a messa nemmeno
il giorno di Pasqua. È difficile immaginare che
l’Ariege e Parigi siano facce diverse dello
stesso paese tanto questa regione è sperduta.
La bellezza mozzafiato fa brillare l’erba come
smeraldo anche sotto la pioggia battente.
Essendo l’allevamento la principale
attività economica ci sono stalle e buon fieno
dappertutto, inoltre le piste su cui viene fatto
spostare il bestiame sono tutte percorribili in
sella con la sola accortezza di ricordarsi di
chiudere i frequenti cancelli che occorre
attraversare. La cultura del cavallo è molto
radicata e qui si alleva principalmente la razza
Merens che dagli anni Settanta è stata
reintrodotta anche nelle valli occitane del
cuneese per la sua attitudine a muoversi
agevolmente su terreni difficili.
Molto bello Daumazan dove c’è il ponte
sull’Arize, poi di nuovo colline che prendono
sempre più la forma dei Pirenei e a Mane si
attraversa il fiume Salat.
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il ristoro dell'acqua caduta ieri dopo
una spettacolare salita nella calura afosa del giorno dopo la pioggia, è un tesoro inestimabile di cui godere. |
Hautes
Pyrenèes
Da
qui per arrivare a Lourdes bisogna attraversare
solo più la Garonne, il Gers e l’Adour,
passando per Rouede ed Estadens ci si avvicina
ad Aspet dove passa il cammino di Santiago del
Piedmonte Pyreneenne che purtroppo non era
fattibile a cavallo per l’elevato innevamento
residuo dell’inverno trascorso.
Prima di arrivare a Barbazan è cominciata una
storia bizzarra: di giorno in giorno dalla
Garonne a Lourdes un rapace e a volte due
volavano a una quarantina di metri da noi in
direzione ovest come per accompagnarci
nell’ultimo tratto di strada. Ogni volta che
avevo un dubbio guardavo loro e se non c’erano
andavo dalla parte dove li avevo visti
l’ultima volta. Questo pezzo di strada
l’avevo già percorso andando a Santiago e non
avrei dovuto avere dubbi, ma grazie a queste
mute e misteriose guide ho aggiustato ancora la
mira e siamo arrivate a destinazione con calma.
L’ultima volta che li abbiamo visti eravamo
ormai alle porte di Lourdes in località Les
Anglais. Forse sono tornati indietro per guidare
altri pellegrini come noi forse non amano il
caos delle città. Lo so che questo sembra
incredibile, ma lo è ancor di più perché è
vero e se non ci credete chiedete ad Anna,
questo fatto misterioso lo abbiamo vissuto in
due oltre alle nostre cavalle.
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Anna la Pellegrina: 59 anni, donna piena di risorse che dopo un'operazione molto pericolosa decide di andare a ringraziare Notre Dame di Lourdes per averle dato il coraggio di guarire.
Steffi la Pellegrina: 17 anni, cavalla indistruttibile che dopo un volo di 100 metri di dislivello si rialza e torna da Anna chiedendole di accompagnarla a Lourdes.
Questa è la cosa più difficile: andare a Lourdes in treno è tante volte già un'impresa, decidere di andarci a
cavallo può diventare proprio una scommessa.
Isotta la pellegrina: cavalla di fuoco e di cuore che suo malgrado continua a fare questi
chilometri. |
Lourdes
Villaggio
sperduto in mezzo ai Pirenei che è caduto sotto
gli occhi del mondo intero dopo le apparizioni
di Notre Dame del 1858. Da allora si è
trasformato in una caotica cittadina con tutte
le strutture adatte all’accoglienza dei
pellegrini che vi si riversano da tutto il mondo
in ogni stagione. Per arrivare al Santuario
bisogna per forza attraversare la Babele che lo
circonda ma appena possibile ce ne siamo
discostate per rifugiare le due cavalle in un
luogo sicuro a Bartres a due chilometri dalla
grotta e tornare poi a piedi.
CONCLUSIONI
L’itinerario
qui raccontato è un mese di viaggio a un ritmo
che solo dei cavalli sani equilibrati ed
allenati possono percorrere senza subirne
conseguenze e di cui solo cavalieri decisi a
raggiungere l’obiettivo possono godere. Anna
pellegrina aveva un tale desiderio di arrivare
laggiù che non dubito che in qualche occasione
la sua cavalla avrebbe persino volato per
poterla accompagnare. Non è successo solo perché
non ce n’è stata la necessità ma tante
volte, dovendo avventurarci su sentieri che non
avevamo mai visto ci siamo trovate di fronte a
ostacoli apparentemente insormontabili che solo
la fede incrollabile di Anna in Notre Dame di
Lourdes poteva far sciogliere come neve al
sole.
E si sono sciolti per farci passare solo perché
noi andavamo laggiù.
Forse
quello che conta più di tutto è il motivo per
cui una persona decide di partire e mettersi
allo sbaraglio per raggiungere una meta che gli
strugge il cuore. Tutto il resto viene da sé
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1.067 km in 31 giorni senza fermarsi mai.
34 km al giorno di media con fieno e pietanza
per i cavalli e un letto per la pellegrina tutti i giorni
questa è stata davvero un'impresa. |
Paola
Giacomini
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