A maggio si è tenuta la 77°
edizione dello CSIO di Piazza di Siena a Roma. A
vincere la classifica a squadre sono stati gli
Stati Uniti sotto la guida dello chéf
d’equipe George Morris, il quale in conferenza
stampa ha detto: “[…] Vincere a Roma mi fa
particolarmente piacere perché voi italiani
avete rivoluzionato il mondo dell’equitazione
quando avete tirato fuori il metodo Caprilli
[…]”.
E la storia racconta proprio
questo: ufficiali di cavalleria arrivavano da
tutto il mondo per apprendere questo metodo
rivoluzionario dell’equitazione naturale sulla
base del quale istruire i propri squadroni.
Federico Caprilli ha codificato il metodo che
però è stato portato avanti e sviluppato dai
suoi successori, i grandi esponenti
dell’equitazione italiana come Lequio,
Ubertalli ed Amalfi che hanno formato cavalieri
come i fratelli D’Inzeo che a Piazza di Siena
hanno dominato le classifiche per anni.
Ricordiamo però anche che il
sistema di equitazione naturale nasce per
alleggerire il cavallo e renderlo più agile in
campagna, dove gli squadroni di cavalleria
dovevano confrontarsi quotidianamente con i
diversi tipi di terreni, quasi sempre sconnessi.
Dall’affermazione di Morris
unita all’effettiva motivazione per cui
Caprilli aveva studiato il metodo è nata la
curiosità per trovare risposta ad un fatto di
cui sono stato spettatore.
Qualche tempo fa siamo usciti in
passeggiata sulle colline vicino alla scuderia.
Ad un certo punto del percorso ci siamo trovati
di fronte ad un’ardita discesa da affrontare
in sella. Avvicinandosi al pendio un’amazzone
ha buttato indietro la schiena e avanti le
gambe. Vedendo cosa stava succedendo il
responsabile, nonché proprietario dei cavalli,
le ha detto di stare avanti col peso e le ha
chiesto chi le avesse insegnato ad affrontare
così le discese. E la risposta è stata che il
suo istruttore le aveva sempre insegnato così.
Allora mi sono informato e ho
domandato ad alcuni istruttori di equitazione
quale fosse la corretta posizione che un
cavaliere deve assumere per affrontare una
discesa. Ed è proprio come dice la ragazza
perché molti insegnano ad arretrare il peso,
qualcuno è indeciso e non sa con precisione
cosa fare, pochi, anzi quasi nessuno, insegnano
a portare avanti il peso. In generale comunque
le indicazioni non sono precise.
L’Italia è uno strano paese
come sapete: se si fa una domanda a dieci
istruttori tedeschi o francesi riceveremo sempre
un’unica risposta ma se facessimo la stessa
domanda a dieci istruttori italiani riceveremmo
ora dieci risposte diverse, cosa che
nell’epoca dei grandi D’Inzeo non accadeva.
Nel libro “Trekking a cavallo”
di Mauro Ferraris, edito da Mursia, è presente
una parte dedicata proprio alla posizione
corretta che il cavaliere deve assumere in sella
quando affronta la discesa che può essere
lieve, ripida o ripidissima. Questa pagina
estremamente chiara non è stata scritta da
Ferraris ma lui stesso ha detto di aver chiesto
di scriverla ad un istruttore della vecchia
guardia, che aveva imparato l’equitazione
intesa come arte dell’andare a cavallo dal
cavaliere Amalfi e da Sansone poi, figure
leggendarie nella formazione equestre italiana
del dopoguerra. Quindi questa pagina è stata
scritta da un profondo conoscitore del metodo
che si è formato nella più ferrea tradizione
della scuola di equitazione militare di Pinerolo,
che ha avuto come istruttori cavalieri che
appartengono alla generazione successiva a
quella di Caprilli, che proprio a Pinerolo aveva
portato avanti i suoi studi.
Cito testualmente le parole
scritte dal dott. Meregaglia:
“[…] Durante la discesa il
cavallo allunga vistosamente l’incollatura,
abbassa la testa ad osservare il pendìo, inarca
le reni e viene sotto di sé con il posteriore
per frenare, fin quasi a sedersi in caso di
discesa molto ripida. Il cavaliere dovrà
assecondare con la mano l’estensione
dell’incollatura, inclinerà leggermente il
busto in avanti, si manterrà a fior di sella
per liberare le reni del cavallo dal peso del
suo corpo, dovrà essere ben inforcato e
mantenere le gambe in giusta posizione. É
necessario evitare di essere avari con la mano,
di portare il busto indietro gravando sulle
reni, di scappare avanti con la gamba. Questi
atteggiamenti, comodi per un cavaliere
dall’asseto instabile, richiedono al cavallo
un notevole sforzo e alterano il suo equilibrio
costringendolo spesso, nelle discese ripide, a
sedersi sul posteriore con pericolo di
abrasioni. Tale condotta determinerà perdita di
contatto e di forza degli arti posteriori con
ridotto controllo della massa dell’animale e
mancanza totale di mezzi di comunicazione tra
cavallo e cavaliere […] Sarà sufficiente
esaminare le fotografie del vecchio Tavera di
Pinerolo per osservare come i grandi cavalieri
del passato, seguendo il metodo naturale
caprilliano, affrontavano disinvoltamente la
discesa di Bandissero”.
L’equitazione di oggi purtroppo
è principalmente finalizzata al risultato della
e nell’attività sportiva e questo ha portato
la perdita di nozioni che con lo sport non hanno
molto a che fare perché non vi trovano
applicazione.
L’apprendimento del metodo dell'
equitazione naturale è necessario anche per noi
cavalieri della domenica che, nonostante non
miriamo ad affrontare un Gran Premio a Piazza di
Siena, dobbiamo ugualmente rispettare il
cavallo, nostro e a maggior ragione di altri,
evitando quanto meno di ostacolare i suoi
movimenti se non siamo in grado di agevolarli.
É amaro accorgersi che il metodo
“nostro” è più seguito all’estero che a
casa nostra; è amaro vedere istruttori che
divergono nell’insegnare. Non c’è più
uniformità, ognuno dice la usa. Ma sappiamo che
storicamente l’Italia non riconosce i
migliori.
Luca
Zignin
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Applicazione corretta del metodo nella discesa.
Questa foto racconta tutto correttamente:
notate al mano leggera dell'ufficiale,
notate la giusta posizione della gamba,
notate soprattutto il dialogo del
cavaliere con il cavallo evidenziato dalla giusta lunghezza delle redini e
che per rispettarla il cavaliere sposta il busto in avanti
alleggerendo le reni e seguendo il baricentro del cavallo, permettendo a quest'ultimo di
"cacciar sotto i posteriori".
Evidente è il risultato che si vede dal modo di progredire del cavallo senza
scivolare. |
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