LA FERRATURA DA TREKKING

L'uomo si rese conto che per utilizzare il cavallo doveva proteggere i suoi zoccoli dalle accidentalità del terreno. Per arrivare all'attuale sistema furono fatti svariati esperimenti fin dai tempi antichi, partendo dalla scarpa dì paglia di Sparto ad opera dei popoli orientali, alla solca ferrea dei popoli latini. L'attuale sistema di ferratura applicata allo zoccolo me­diante chiodi sembra che sia stata introdotta in Italia dai Longobardi. Comunque alcuni ricercatori in materia sostengono che 1.000 anni a.C, tale sistema di ferratura era in uso presso i popoli celti. Per ferratura si intende comunque l'insieme di operazioni che hanno inizio con la forgiatura del ferro, il pareggio dello zoccolo e l'applicazione del suddetto. Lo scopo della ferratura, come si è accennato, è quello di proteggere l'orlo plantare ed evitare il consumo di questo mediante il ferro, che normalmente è ricavato da una lamina di metal­lo ferroso (può essere fabbricato anche con rame e alluminio) piegata a forma perfetta dell'orlo plantare in modo da ottenere la continuità della parete. Il ferro deve essere più largo che spesso, l'anteriore risulta un 3/4 di cerchio, mentre il posteriore è più ovale. Esso si suddivide in: punta, mammelle, quarti e talloni. Ha due facce, quella inferiore va a contatto con il terreno, e normalmente è munita di sette stampe atte ad accogliere la testa dei chiodi; le stampe hanno inizio alle mammelle e terminano alla metà del quarto, questo per evitare che i chiodi possano bloccare i movimenti del piede. La faccia superiore va a contat­to con l'orlo plantare e presenta sette controaperture di forma rettangolare per il passag­gio della lamina del chiodo. Ancora a carico di questa faccia troviamo inoltre la svasatura la quale serve ad evitare che la suola possa premere sullo spigolo superiore interno del fer­ro. Il pareggio, è l'asportazione del tessuto corneo cresciuto nell'arco della ferratura, di solito l'accrescimento è di circa 8 o 9 mm al mese. L'adattamento del ferro allo zoccolo viene fatto abitualmente a caldo per ottenere una perfetta adesione tra ferro e zoccolo, ed inoltre ottenere che il ferro sia la continuazione della forma dello zoccolo, cosa che ferrando a freddo non sempre si raggiunge.

Si passa poi ad attaccare i ferri mediante i chiodi per ferrare, di svariate taglie e tipi in rapporto allo zoccolo e alla qualità di esso, quindi per i piedi robusti si useranno chiodi a lamina normale V.F. mentre per quegli zoccoli a parete debole si useranno il tipo J.C. I chiodi vengono infissi nelle stampe, passeranno per le controstampe e nella linea bianca dello zoccolo (limite tra parete e suola) oltrepassando lo spessore della parete e fuoriuscen­do verso l'esterno e piegandoli verso il basso; vengono tagliati cortissimi, praticando appe­na sotto la piegatura l'incassatura, nicchietta fatta con l'incassino nello spessore della pare­te capace di allogare l'estremità del chiodo tagliato, in modo da rendere più solida la ferra­tura. La ferratura speciale da trekking è di estrema importanza per il cavallo che sulle mulattiere, nei guadi dei torrenti, sui ghiacciai deve possedere sicurezza nei movimenti di deambulazione per poter proseguire l'escursione senza danni agli zoccoli ed alle strutture tenodesmiche degli arti. Con una ferratura non adatta alla particolare conformazione acci­dentata del terreno di montagna reso a sua volta ancora più difficoltoso dalle continue va­riazioni climatiche tipiche dell'ambiente, il cavallo rischierebbe di tornare dall'escursione in pessime condizioni compromettendo cosi il buon esito del trekking stesso.

La ferratura da trekking deve avere lo scopo di aiutare il cavallo a raggiungere locali­tà che possono sembrare impervie senza compromettere l'incolumità sua e quella del cava­liere, ma senza andare oltre il naturale, rimanendo cioè nei limiti delle capacità fisiche del quadrupede e rispettando la sua generosità.

Se, da una parte, i cavalli che praticano la normale equitazione da concorso sono di norma lavorati quotidianamente per una o due ore su terreni privi di asperità quali possono essere, ad esempio, campi ostacoli in erba o sabbia oppure maneggi con fondo in trucioli, per quanto riguarda invece i cavalli da trekking occorre ricordare che questi quadrupedi si muovono anche per molte ore consecutive sui più vari terreni: mulattiere, sentieri che tal­volta diventano vere e proprie pietraie, tratti terrosi che al primo acquazzone si trasforma­no in fangaie, torrenti e ghiacciai.

Lo zoccolo del cavallo non è certo adatto a simili sollecitazioni ed una normale ferratura non otterrebbe né la giusta protezione al piede, né la possibilità di superare certe diffi­coltà e neppure una durata utile di ferratura. A quest'ultimo riguardo si ricorda che il tem­po intercorrente per rinnovare la ferratura è di circa quaranta-cinquanta giorni. Se questo intervallo di tempo si riduce, non si ha più a disposizione sostanza cornea sufficiente per infiggere i chiodi in unghie neoformate e compatte. Ferrando i cavalli più volte in un breve volgere di tempo non si può effettuare un corretto pareggio (asportazione dell'unghia) e si rischia di infiggere i chiodi nei vecchi buchi della ferratura precedente, con scarsa garanzia di tenuta, o in quelli nuovi troppo vicini ai precedenti, compromettendo la compattezza del­la parete, la solidità della ferratura nonché provocando gravi scheggiature.

I ferri devono essere fatti su misura, con caratteristiche di spessore e larghezza superiori alla norma: infatti la maggior larghezza di binda (distanza intercorrente tra i due orli) e l'aumentato spessore hanno lo scopo di ottenere una ferratura più duratura e di difendere l'orlo plantare dalle asperità del terreno. Sulla faccia inferiore del ferro va praticata una scanalatura che permette una maggiore aderenza al suolo.

L'orlatura o guernitura (parte del ferro che fuoriesce dal contorno plantare) deve essere ridotta al minimo al fine di evitare che questa sporgenza si vada ad infilare, ad esempio, tra roccia e roccia, con la possibilità che il cavallo si sferri; quest'ultima evenienza si può anche realizzare durante il guado di un torrente ed in tal caso spesso risulta complicata dal fatto che il ferro diventa irrecuperabile o irreperibile.

Le stampe (fori di forma quadrangolare praticati sulla faccia inferiore del ferro, allo scopo di fissarlo allo zoccolo tramite chiodi per ferrare) vengono fatte secondo lo spessore e l'inclinazione della parete dello zoccolo ed è preferibile praticarne una in più delle solite sette al fine di ottenere maggiore solidità. La lunghezza del ferro non deve oltrepassare gli angoli d'inflessione dello zoccolo, in caso contrario si ricade nell'inconveniente descritto a proposito dell'eccessiva orlatura, senza contare la possibilità che, con i quadrupedi in fila, un cavallo strappi con il suo anteriore il ferro al posteriore del cavallo che lo precede, per arrivare infine al caso limite in cui il cavallo con il posteriore si strappa l'anteriore, se quest’ultimo è eccessivamente lungo.

I ferri anteriori avranno una barbetta in punta e tre fori filettati dal passo di 3/8 di pollice, uno in punta e due al tallone; questi fori, sulla faccia inferiore del ferro (parte del ferro che va a contatto del terreno) devono essere svasati per salvaguardare la filettatura, e far si che non sia ostacolato l'avvitamento del rampone mobile. Quando i ramponi non sono utilizzati è buona regola riempire i fori con cotone oleato per evitare ruggine o accu­mulo di materiali estranei.

II foro filettato in punta serve ad avvitare la grippa (rampone a scalpello posto tra­sversalmente) mentre la filettatura ai talloni alloca i ramponi mobili da ghiaccio, i quali si devono utilizzare esclusivamente quando si attraversano luoghi ghiacciati o innevati. Questi ramponi, poiché vanno incontro a notevole usura, devono essere più alti della grippa per evitare cambiamenti di inclinazione dello zoccolo.

Nell’effettuare salite o discese che non presentano tratti ghiacciati, si devono adoperare normali ramponi mobili.

I ferri posteriori conservano tutte le caratteristiche dell'anteriore, ed in più hanno i ramponi fissi con intagliature che formano dentelli sull'apice.

Il rampone da ghiaccio sulla branca esterna del ferro deve essere fissato parallelamen­te al diametro trasversale del ferro stesso, mentre quello sulla branca interna deve essere parallelo al diametro longitudinale, cosi da evitare che sul ghiaccio il piede scivoli lateral­mente e in avanti. Per ottenere una perfetta coesione tra ferro e zoccolo è necessario ese­guire una ferratura a caldo, con questo sistema infatti si può ottenere una ferratura più solida e durevole. Ai cavalli da trekking bisogna praticare un pareggio «rispettato» ossia si deve lasciare sufficiente unghia in modo da infiggere i chiodi più profondamente nello
spessore della parete e farli uscire abbastanza in alto per ottenere cosi maggiori garanzie
di tenuta durante il cammino. Qualora il cavallo dovesse superare tratti innevati onde evi­tare il formarsi delle famose «pallottole» (cioè l'accumulo di neve) sotto la faccia plantare, è opportuno applicare tra il ferro e lo zoccolo gli HUF-GRIP, che sono preparati in gomma di varie misure aventi la forma del ferro anteriore e posteriore. Questa intercapedine è munita di una piccola camera d'aria sull'orlo interno che segue l'orlo interno del medesimo ferro onde ottenere una parete mobile ostacolando durante la marcia, quando la neve è fresca la compressione della stessa sulla faccia plantare dello zoccolo evitando cosi il formarsi di questo inconveniente fastidioso e pericoloso per gli arti del cavallo in quanto modi­fica l'appoggio del piede sul suolo.

Maresciallo Vincenzo Blasio

 

Maresciallo Blasio durante una lezione di mascalcia all'Alpitrek

Maresciallo Martucci attuale titolare della scuola di mascalcia dell'esercito a Grosseto